Nel mondo del Trail
si sa, ho agganci altissimi lo sapete tutti ed il fatto di non essere estratto per due anni
di fila alla lotteria dell'UTMB era solo per non dare nell'occhio, “la base”, per noi che corriamo "sotto copertura".
Detto ciò, ancor due mesi orsono, consultando le SEMPRE
ATTENDIBILISSIME previsioni meteo de “ilmeteo.it” capii chiaramente che la fase
finale per l'assegnazione delle ultime due maglie per i mondiali di Platayama,
no, Patatosa ehm no, Penyagolosa, si, Penyagolosa, ecco, non si
sarebbero concluse all'Ecotrail di Firenze per via del maltempo, ma (e qui ho
avuto la soffiata) nella soleggiatissima Vicenza ,15 giorni dopo.
E vuoi dubitare de ilmeteo.it?
I conti erano facili da fare, 1000 partenti, dei quali 50 stradisti
prestati al trail che in caso di pioggia, CIAO! Altri 40 che statisticamente non sarebbero nemmeno partiti, 30 era chiaro, si sono iscritti solo per il pacco gara, un altro
centinaio ne sarebbero caduti in battaglia, stringi stringi sbalisando un pò
qua e un pò là, un pò di guttalax in quel ristoro, acqua tagliata con EN in
quell’altro, 250 tonnellate di fango a cazzo…. Insomma, si trattava di metter
fuori gioco si e no quelle 350 persone. Una maglia per il mondiale di Katayama poteva essere mia.
SI, PUOOOOOOOOO’,FAREEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Sabato 17 Marzo 2018
Che poi mica l'ho capito perché quest'anno abbiano deciso di
correrla in inverno e non col caldo estivo delle ultime 5 edizioni... ah il
calendario...
Gentlemen Square
Al grido " there is no tripe for cats" l'ondata di
ultratrailer ancora multicolor si avvia in Corso Palladio, con direzione “Vietnam”.
Nemmeno un km e il Loc, la lepre che avrebbe dovuto
accompagnarmi alla conquista della seconda maglia azzurra disponibile (la prima
l'avevo già battezzata sulla schiena di Wegher ) è già
fuori dal mio campo visivo, sono così sconvolto che quando il kiap mi affida
fiducioso il suo zaino per togliersi la
giacca antipioggia, tento un allungo e provo a fuggire con la refurtiva verso
la valletta del silenzio per sedermi su di una panchina al sole a mangiar
barrette energetiche e ciucciare bustine di gel per tutto il giorno guardando
il panorama per dimenticare, poi rimembro che c’è un meteo obbrobrioso, che il
panorama si limita a 400m, incontro il mio amico Daniele e il Kiapp mette fine così alla mia improbabile fuga verso la lavanda gastrica.
Prima discesa di merda, no
scusate, volevo dire di ERBA, vedo il Loc in lontananza e gli grido un LOOOOOC
UCCCIDITIII per incitarlo a spingere a fare bene, ma nulla, non mi sente
nemmeno.
Breve tratto su asfalto e siamo già nella melma (giuro
volevo dire melma) ma si va ancora via bene fino alla prima salita dell'anfiteatro "Gardalaniano Berico" dove caccio fuori i
bastoncini dell’ UTMB, li ho portati solo per ammortizzarne la spesa, sia chiaro, l'ultrabericus con i bastoni è da SFIGATI!!!!
Direzione Arcugnano, non prima di aver avuto un breve ma intenso dialogo in zona Base Pluto, composto da cori e
sfottò da stadio col buon Friso, Veronese DOC (Copate) come in un qualsiasi
Derby Veneto tra Vicenza e Merdona (ho scritto Verona Friso!).
Ristoro al volo, steppa Arcugnanese verso Pianezze con fondo
accettabile e sbam, parte “La stronza” la salita che dai pressi del grigio Lago
di Fimon sale verso Villa Balzana, saluto il miglior sorriso di FB tale
Giovanni Schito, raggiungo come due anni fa Christian e proseguo oltre fino al
ristoro della Torretta dove scorgo uno spentissimo Lek e riparto con quelli
duri. Il primo: Rick “The Giant” Zanini fresco finisher del Tor 2017, il
secondo: Graziano Martini, uno che se un giorno è a casa in ferie, inforca la
bici con suo fratello per spararsi 300km
di su e giù tra le montagne ed il terzo:
Lorenzo Rigodanza, papà di Francesco, l’unico ad aver sciato la Maistrak
con gli sci in discesa, beh vabbè che ci
vuole direte voi? Giusto, in inverno è plausibile ma lui se l’è sciata in
Agosto!!! Cose che “Candide Thovex” levati.
Corro genuflesso per
200m al loro cospetto, dopo un infinito su e giù imbocchiamo la lunga discesa
verso Villaga, dove la solita Mary mi va via di spensieratezza, Villaga, qui,
ogni anno, ma solo in occasione dell’Ultrabericus, Enrico Pollini e i suoi,
attuano l’inversione dei poli terrestri, in modo che sia negli anni pari che in
quelli dispari, la strada per arrivare all’Eremo di San Donato, luogo di ristoro
e cambio per le staffette, risulti solo ed esclusivamente in salita.
RISTORO benedetto,dopo il terzo gel ingurgitato in corsa, il
mio stomaco ne ha già abbastanza di questa Ultrabericus!!!. BRODO BRODO BRODO,
quale fantastica visione, me ne danno un piatto stracolmo, la pastina è
stracotta e sfruttando la temperatura morigerata, lo deglutisco intero come farebbe un Pellicano con un Luccioperca dei laghi del Sud. Saluto “The King
of Ultrabericus”un febbricitante Daniele Rigon, 8 Ultrabericus corse, primo per somma dei tempi, che da lì a una quindicina di
km, sudati gli ultimi antibiotici assunti nella settimana precedente causa
influenza, se ne sbatterà di tutto e passarà 220 persone in 15km,
(chiacchierando con chiunque) per terminarla in scioltezza sotto le otto ore.
Io no, LA MIA ULTRABERICUS E'DIFFERENTE.
Dopo esser passato a San Donato in catalessi completa, tento, incredibilmente (riuscendoci) di star
dietro a Federica (che non è la mano amica, ma una mia amica) poi, la mia
attenzione cade su Darietto Stefani, come chi è Darietto Stefani? È uno di quelli
che ad ogni Ultrabericus, mi raggiunge nella seconda metà, dicendo di
essere stanco ma che puntuale a 10 km
dalla fine, mi sorpassa al doppio della mia velocità ed anche in questa edizione, a nulla
servirà il terrorismo psicologico e le mia
urla intimidatorie da lontano con frasi del tipo “Darietto, movate che te si
drio far coeonna” o proponendo al suo primo inseguitore di dargli una bastonata
in testa per toglierselo di mezzo, macchè, Dario lo sa come fottermi, millanta finte crisi, dandomi strada
e dicendo “ah, non ho mica un bel momento” “Vai Vai” salvo poi raggiungermi
sempre nel ristoro successivo, Cazzo! No, volevo dire Gazzo, kilometro 39,
inizia la salita che dalla Frazione Gazzo porta al ristoro di San Gottardo, oramai
è la terza edizione che la percorro, quest’anno mi ha fatto l’effetto
"allargamento" come quelle spugnette della Stanhome alte 1 cm che ti regalavano a
mazzi per ogni shampoo lavapiatti che acquistavi negli anni 90, erano a forma di barretta e
mettendole sotto l’acqua si ingigantivano e ti ritrovavi tra le mani una
piastrella 15cm per 10… vi devo dire quanto diavolo mi sia sembrata allargata sta salita
quest’anno?
Arrivo a San Gottardo, il ristoro dei Mancamenti, subii il
PRIMO, quando vidi Francesco Rigodanza (Ritirato) mangiare la qualunque accogliendomi con un “Ma che bella faccia divertita”, non lo mandai a fare in c. solo
perché mi trainò all’arrivo della mia ultima TDH, così mi limitai roteando gli occhi e a chiedergli “E la Fra?” e Lui: “In ambulanza, ritirata,
ghiacciata.” SECONDO mancamento! E il Loc? E’ passato 20 minuti fa. TERZO mancamento!
Mi volto, Dario Stefani sta ripartendo “Ma porca puttana” QUARTO mancamento.
Trangugio
brodino, saluto Francesco e riparto.
Se uno conosce l’ultrabericus, giro “Beat the Sun anni pari”,
sa che quando si riparte da San Gottardo, nulla può farti più paura e gli
ultimi 20 km sono di una corribilità incredibile (Dicono quelli forti). Una
volta risalito ai 36° il mio corpo abbandona la fase di ipotermia e inizia a
divertirsi un sacco, trovo perfino il motivo di lamentarmi perchè secondo me, verso Perarolo c’è
un pò troppa discesa e cammino solo nelle
salite più ripide.
Si ripassa a Torri di Arcugnano, so che hanno modificato
la discesa per evitare un lungo e pericoloso scivolo fangoso di 100m per
deviarci su un lungo, pericoloso e scivoloso scivolo fangoso ma lungo 150m… che
dirlo così par na cattiveria ma fidatevi,è stato meglio così.
Ci sarebbe voluta
una giuria con tanto di cartelli “votivi” e tabellone luminoso segnapunti per assegnare un premio
al miglior scivolone e ai migliori carpiati, leggenda vuole che dalle 18
abbiano messo Cunegatti in persona fischietto in bocca e carega da regista,
sopra il toboga a regolare le partenze per evitare tamponamenti molesti sul
fangoso declivio…. poi fu pianura, paltan e roba da raccontare agli amici.
Valle dei Vicari, meno 9 all’arrivo, brodo, (ovvio) e via
verso la penultima erta, lunga discesa, dove dopo 150m incontro il buon
Cunegatti intento ad appendere ad un albero un incredibile cartello con su scritto “Attenzione Fango” ma porc… 500
metri col fango più diarroico del giorno, bello, bellissimo, goduria pura, mi
diverto un mondo, almeno fino a quando non passiamo l’autostrada e imbocchiamo il sentiero del Canile,
divenuto dopo sabato, Patrimonio dell’ Unesco per la biodiversità, dopo che alcuni concorrenti, giunti al traguardo, hanno giurato sui propri figli di avervi visto cervi, caprioli, cinghiali, coccodrilli e ippopotami.
Esagerati! Il sentiero,
ad aver un overcraft o una cazzo di canoa, non sarebbe nemmeno così male, è un'unica sabbia mobile lunga 300m, guardando il sedere della ragazza che mi
precede prendo una meravigliosa variante tutta a dx che lambisce la
recinzione ma che finisce
inevitabilmente per allontanarsi dal percorso, ma la tipa ha davvero un bel
culo e non me ne preoccupo, tutto bene, fino a quando la mia lepre non decide
di convincermi ad abbandonare il sentiero con lei perché “No no, dobbiamo
tornare sul sentiero, questo va via da un'altra parte” ed è li che ho capito
che dopo 60km, se hai un bel culo, non hai bisogno di molto altro per convincermi. 5 metri, S-CIAF, “LA
PALUDE” la mia lepre staffettista pare galleggiare nel fango, io no, mi incaglio alla Schettino.
Ultrabericus OFF, sono scivolato 37 volte, ho rischiato di
caderne forse due ma non sono mai caduto.
Potevo stare forse sotto le otto ore per un nonnulla ma “Il
sentiero del canile patrimonio dell’ Unesco” e la "Lepre dal culo di marmo", hanno
colpito, sono “sotto” fino alle caviglie, adesso ho i piedi “bombi” e mi girano
i maroni. Avevo pure le scarpe quasi pulite, e chi entra adesso in piazza dei Signori
in queste condizioni? Amareggio camminando fin fuori dalla palude, cammino pure
per 200m buoni sull’asfalto, poi mi viene in mente che si salta la salita “demmerda”
di colonia Bedin e ricomincio a correre, almeno fino a strada dei Roccoli, dove
a 2,5 km dalla fine, la mia testa si autoconvince che se non mangia i 6 datteri
Israeliani che gli rimbalzano nello zaino da 63km, non arriverà mai “in carne”
e sorridente in piazza. Bene, i datteri sono buoni e quelli Israeliani del
Famila sono SPECIALI, ma forse è perché non sono Bio, che mi scappa qualche
Bio, quando mi accorgo intento a masticarne 3 contemporaneamente di non avere
più un goccio di acqua nella flask, visto che all’ultimo ristoro, intento a
bere brodo, ho dimenticato di rimpinguare la Flask. Mi raggiunge pure Federica… n’altra “”accoltellatrice
degli ultimi km” deglutisco, corro e mentre la mia lingua è praticamente un
tuttuno col palato e mi balena in testa l’idea di bere come un cane da una
pozzanghera, la paura di perdere anche la Fede, mi fa ripartire di corsa, almeno fino alle scalette del parco del risorgimento (Nuova bellissima deviazione).
MUSEO, due
chiacchiere con la Fede “Aipoddata” che mi parla a monodialoghi (dato che non
mi sente) e giù. A differenza delle ultime 4 edizioni, quest'anno correrò tutti i 900m
dalla base delle scalette alla Piazza, (magia dei datteri Israeliani del Famila
deglutiti senza acqua) potrei arrivare anche ad occhi chiusi adesso, corridoio
di transenne fino alle colonne, in quella di destra svetta il Leone di San Marco, su quella di
sinistra un “Signor” con una palla in mano (il mondo) “leggenda dice che se gli
passi vicino e gli cade la palla (che ha in mano) tu venga insignito del titolo di “Signor” per
l’eternità” io passo, guardo in alto ma non vedo palle cadere! Ultimi 70m di Ultrabericus, 11 minuti dopo le sei di
sera, fine di un'altra avventura, 365 giorni e saremo di nuovo qui, a goderci i
Berici e a prenderci per un giorno il privilegio di entrare nel salotto di
Vicenza infangati fino ai polsi.