I “Summano Cobras” avevano calcolato più o meno tutto per
rendere la nona edizione della” Lavaredo Ultra Trail” un' edizione memorabile,
è stato quel "meno" che ce l’ha giocata sporca, molto sporca, troppo sporca,
eppure, la prima ondata Cobras alla consegna pettorali era stata accolta dalla
Cris con un “Non ho parole, guardate, non ho parole”, spallucce tra me e Taglia…
e si va.
Alle 20:05, al Palaghiaccio di Cortina, sede del Pasta Party
e quartier generale #LUT2015, bisogna “mettersi in fila” per “accedere alla
fila” di chi è già in fila per un piatto di pasta… tempo d’attesa stimato per
sedersi ad un tavolo, 46 minuti, misteriosamente però, alle 20:11 i “Summano
Cobras”, sono già seduti al tavolo e hanno già in pancia almeno mezzo piatto di
pasta… com’è possibile tutto ciò? Non lo sappiamo bene nemmeno noi, ci hanno
tirato dentro con qualche magheggio, misteri dell’ultra trail, di amici
portoghesi di Fulmine e altri strani inspiegabili accadimenti.
“Ho visto gente sparire” dirà Fulmine durante la cena e solo
questo momento di condivisione Cobras, vorrebbe un post dedicato per spiegarvelo.
Ore 22:59, in un Corso Italia strabordante
all’inverosimile, 1200 papabili
Ultratrailer scalpitano in attesa del via, la tattica “Cobras” è semplice,
gruppo compatto dall’inizio alla fine e arrivo Hollywoodiano… perché noi ad
umiltà ce la giochiamo con Balotelli…
3-2-1, si parte, “millemila” spettatori aldilà delle
transenne applaudono ed incitano l’urlante spedizione dolomitica, 119km, 5870
D+, una notte e mezza giornata di corsa per i TOP runner, una 20ina di ore per
gli umanoidi, fino a 30 ore (tempo Max) per gli indomabili sognatori che
rimarranno appesi con le unghie per due notti all’aspirazione di fregiarsi
dell’ennesimo antivento TNF riservato ai finisher di sua altezza la “LAVAREDO
ULTRA TRAIL”.
Pelle d’oca da vendere, sudiamo adrenalina, il serpentone
delle frontali si allunga sul Corso aizzato dalla folla, lasciamo il centro e
puntiamo verso i ”Ciadini”, ci
controlliamo a vista, Franky in dubbio dalla vigilia ha un ginocchio malconcio,
Fulmine tenta il suicidio inciampando sul marciapiede ipnotizzato dalle frontali dei primi che
saltellano 500m davanti a noi, sembra fare caldo ma appena lasciamo il centro
in direzione delle cime, l’aria si fa fresca e sottile, il respiro rapido, cala il silenzio e rimane il
ticchettio dei bastoncini sul sentiero che ci accompagnerà per i prossimi 5 km di salita fino
ai 1720m di passo Posporcora…
Con Fulmine conveniamo sull’idea che l’ultratrail sulle
donzelle provoca un effetto “pushup”
megarassodante sui fondoschiena, “Ma pensa te, una volta si andava in
discoteca a quest’ora in cerca di queste curve ed oggi le puoi trovare qua, a
1800m di altezza, ti ci potresti piantare dietro, ipnotizzato dall’andaura
ondulatoria per kilometri, arrivare ai ristori, bere l’inverosimile senza
nessuno che ti chieda di forarti la drink card… che spettacolo, come cambiano i
tempi…”
Discesa lunga e serpeggiante nel bosco, (brutti ricordi) occhi
apertissimi, massima attenzione, in discesa ci sorpassa una bionda da urlo, per i motivi di cui sopra pensiamo sia la cubista del primo ristoro in evidente ritardo, fate
largoooooooo!!!
200m dopo la fine della discesa in cui 3 o 4 pazzi scendono
a rotta di collo inseguendo chissà chi o chissà cosa, scorgiamo la luce di una
frontale dietro ad una panchina sulla destra e credetemi, trovare uno che
all’una e mezza di notte si mette a fare piegamenti sulle braccia pompando come
un ossesso, mi fa pensare che anche qui, tra gli amatori, probabilmente
iniziano a girare strane sostanze… c’è molto da ridere, ma ancor più da
piangere…
Al 15esimo km mi affianca “il tipo”, il solito lettore “tipo”
che esordisce con un “Eih ma tu sei Alvin?” “Sai mi sono iscritto perché ho
letto il tuo racconto dell’anno scorso” lo tranquillizzo sul fatto che conosco un sacco di persone che hanno
fatto lo stesso errore e che da lì alla fine con ogni probabilità, rientrerò
prepotente nei suoi pensieri accomunandomi ai peggiori aggettivi, una pacca
sulle spalle, un in bocca al lupo e via… come si chiamava? Boh, non me lo
dicono mai… è un Blog di lettori seri e riservati questo, dove credete di
essere capitati?
Al Ristoro di Ospitale, i volontari sono molto ospitali,
d’altra parte, non poteva essere diversamente immagino, arrivo con Fulmine, col
quale negli ultimi 10 minuti abbiamo provato diverse volte ad urlare il nome di
Franky senza ottenere mai una risposta,
Davide arriva veloce e Taglia? Già ma dove minchia è Taglia? Mangiamo, beviamo,
aspettiamo altri 5 minuti, Taglia, assente. Ripartiamo, mi saluta Giulio, altro
lettore e nella salita verso Forcella Sonforca sento dal buio gridare l’ennesimo
“Alviiiin” rispondo senza voltarmi con un “Eeeeiiiiihh” poi il buio aggiunge un
“E Fulmine? dov’è Fulmine?” alchè riconosco il Taglia, lo accusiamo di aver
tentato di seminarci passando sfuggente al ristoro mentre lui invano millanta falsissime scuse del tipo “ero
controsole non vi ho visto”, oppure “io
mi son fermato al ristoro vegano del prato di fronte”e ancora “quando sono passato io era pieno di gnocca e
basta”.
Di BigFranky ,Taglia conferma: nessuna notizia, il
ginocchio gli ha detto basta, gli irriducibili Cobras attaccano compatti i
2215m di “Forcella Sonforca” durante i quali, inebriato dai contenuti
sovraeccitanti di una REDBULL, abbandonerò più o meno bastardamente il trenino
dell’amore Cobras per testare un po’ la gamba tra salita e discesa della
successiva asperità.(leggasi BA-STAR-DO)
30° Km, dopo averla passata al primo ristoro, la cubista
bionda mi risorpassa tra i prati in discesa sopra Federavecchia, tira di
brutto, mancano oltre 80km, c’è tempo per ribeccarla, arrivo al ristoro con 45
minuti di vantaggio rispetto allo scorso anno, mangio, bevo e aspetto i compagni,
8-9-10 minuti, rischio di prender freddo e così decido di ripartire, tanto con
la mega pausa prevista all’ Auronzo, ci ribecchiamo di sicuro penso.
I primi km di salita nel bosco dopo l’Hotel Cristallo sono
di una tristezza infinita ma li conoscevo già, Claudio aveva usato l’epiteto
“Merda” per descrivermeli brevemente un anno fa, spengo il cervello e li lascio
correre sotto i miei piedi ma fortunatamente, il sentiero, a 4-5km da Misurina diventa
un morbido saliscendi in single track, il mondo si colora, albeggia, si spengono
le frontali e giungiamo al lago “omonimo”.
Mi fermo ai piedi della funivia “Col de Varda”per fare un
paio di foto, davanti a me si ferma e armeggia nello zaino una figura”famigliare”
un altro caso di omonimia, il MIO
omonimo, mi avvicino, indicandogli il mio pettorale e chiedendogli sul perché
abbia il mio cognome scritto sul suo pettorale, in effetti abbiamo lo stesso
cognome mentre il suo nome è anche
quello di uno che vola sui sentieri e sui laghi…”Germano” si chiama, “beccarlo”
a Misurina alle 5:40 del mattino tra altre 1200 persone mi fa un pò sorridere
dopo averlo scorto in classifica in almeno altre 20 gare tra trail e Maratone
corse “assieme” senza mai sfiorarci di striscio.
Prendo di corsa il lungolago, al termine del quale un auto
parcheggiata a porte spalancate impreziosisce l’aria con la colonna sonora di
“Momenti di Gloria” fantastica atmosfera, ottima carica prima di intraprendere
la prima, vera asperità a colori di questa LUT, la salita alle Tre Cime di
Lavaredo, fino alla base vita di Rifugio Auronzo.
La salita è come la ricordavo, ne più, ne meno, cazzuta al
punto giusto, prendo il mio passo, noncurante di quei soliti 4-5 sorpassi che
subisco, approdo all’Auronzo 65minuti prima dello scorso anno…
Ritiro la sacca
e mi cambio da cima a fondo, scarpe comprese (un cambio al contrario,Salomon S-Lab XT6 con Salomon S-Lab Sense Ultra 4, grandissime scarpe) il Rifugio Auronzo ha un grande difetto, ha il
ristoro interno e là dentro a sorseggiar brodino caldo si sta da Dio… c’è gente
che mangia o che è stata colta da qualche strano colpo di sonno che li ha
bloccati in posizioni irripetibili sui tavoli, distesa sotto un tavolo
dormiente c’è anche la cubista, ha il fisico perfetto da bambola gonfiabile, ha
i lineamenti del Nord ma secondo me non è Russa perché non russa e nemmeno
Ceka… da come l’ho vista scendere in discesa, sul pettorale sotto un nome
illeggibile ha scritto POL…. Io penso pol pol…. Pol anche esser POL-INESIANA???
Esco dall’Ultragrill e mentre rabbocco le borracce arriva
Fulmine, seguito da Davide, mi dice che ha avuto problemi di stomaco, gli dico
di non ringraziarmi troppo per tutta la compagnia che gli ho riservato finora
:D e che di sicuro ci ribeccheremo più avanti… tanto mancano solo 70km… (I
ringraziamenti di Fulmine non sono trascrivibili).
Parto, ai piedi delle Tre Cime, tanta tantissimissima roba,
tento più volte di metter via il telefono ma ogni 50 m lo ricaccio fuori per
far foto ricordo, ora ricordo solo quelle (pirla), Forcella Lavaredo arriva in
un lampo:
Vista 360° da Forcella Lavaredo
La discesa verso il Rifugio Locatelli la corro praticamente in
retrorunning per ammirare la famosa parete Nord delle Drei Zinnen (quella la
ricordo benissimo).
Val Rienza, giù a cannone fino al lago di Landro, piacevole
modifica sul percorso, meno ciclabile e
più sentiero, mi illudo di correrla tutta quest’anno, questa fottuta ciclabile,
ma niente, devo avere un istinto di conservazione troppo elevato perché non c’è
verso di andare, massimo 6-700m e cammino, sarà così fino a Cimabanche, un pò
corsa e un pò camminata, camminando con un Mercuryus amico di AlbertoZan, al
quale darò il mio nastro telato per evitare le vesciche.
Cimabanche, 66°km
#UnOraeTrentunodivantaggio sulla scorsa edizione, ristoro, ennesima RedBull,
cioccolata, fette biscottate con la marmellata e via, direzione: Forcella
Lerosa, tutto sotto controllo, è salita che non molla mai, la ricordo bene ma,
ma, ma, noooooooooooo mi son scordato di fare il video come Rory Bosio lo
scorso anno scendendo dalle Tre Cime gridando “HI MOM”… scusate, mi è venuto a
mente adesso, mannaggia, cazzo, va bene, dicevamo, Forcella Lerosa, 2020m:
Scenderò fortissimo come l’anno scorso me lo sento, me lo sento, me lo sento,
10 passi e oddio, oddio ma come fa la scarpa destra a farmi contatto col fegato? Ad ogni appoggio è una stilettata dolorosa, corro sghembo e malissimo,
rallenterò camminando almeno 6-7 volte, devo aver abusato coi sali, (pirla)
plano singhiozzando al ristoro di Malga Ra Stua del 75°km scombussolatissimo,
voglio la minestra, voglio il brodino caldo dei miracoli. Panchina, amarezza da
vendere, trovo Danilo (Miticojane) col
quale scambio qualche parola, da qui in avanti abolisco la Red Bull, cerco
qualcuno per attaccarmi dietro e ripartire, ritrovo il Mercuryus di prima e un
tipo simpatico di Padova barbuto, la discesa nel bosco dev’esser stata
progettata da un architetto ubriaco ma mi shakera quel tanto che basta da
rimettermi apparentemente in sesto, settimo, ottavo… scusate.
Quota 1350m, mi
ripiglia anche colui che ho ribattezzato “Mio cugino Germano”, corriamo
aqquattrati (in fila di quattro) con altri due, facciamo paura, Val
Travenanzes, stiamo arrivando!!!!
Primi km attraversando il Boite su ponti tra orridi
profondissimi, Germano si ferma a far foto, io avanzo, la strada sale, mi passa
poco, pochissimo, inizio a zigzagare a destra e a sinistra, alle mie spalle
sento che qualcuno fa la mia stessa manovra ma in maniera opposta, mi volto
e,e, e, carissima, mi si para davanti agli occhi una graziosa fanciulla
castana, mi scuso per il mio incedere stile “Alberto Tomba in rewind” tentando
di dare un idea di persona tutto sommato stanca ma normale ma lei mi fa: “Tu
sei Alvin quello che scrive nel Blog?” (#ArcaMadonna me ga sgamà subito anca
questa) “Ho letto il tuo nome sul pettorale a Ra Stua, ho letto il tuo racconto
sulla LUT dello scorso anno, penso “spero solo quello” rido, ride, ed io penso: “probabilmente
non solo quello”.
Fortuna vuole che la gentil signorina (Linda) è anche
simpatica e alla mano, così ce la raccontiamo per svariati km dove noto che
conosce tutti i passanti che incrociamo, poi mi dice che è di Cortina e allora
capisco sia il passo che la sua notorietà e così, vista la provenienza, la
interrogo sulla quota di Col dei Bos…. Scena muta, male, la redarguisco, così
lei mi piazza un allungo al passo che mi da 10m in 50 passi, ma la riprendo per
dirle che anch’io alla sua età andavo forte come lei in salita, mi guarda
strano, mi chiede quanti anni ho, rispondo “36 scarsi” e si mette a ridere,
gliene do bleffando 26 pur pensandone 32 ma lei mi dice che ne ha 38, un
marito, due bambini e un solo lungo da 35km come preparazione specifica per la
LUT, no, non può portare così bene quei 38 anni, ho un capogiro, mio Dio muoro,
#SonoUnaMerdaccia.
La Val Travenanzes e il Padovano Barbuto.
A qualche km di distanza rientro nel gruppo del padovano
Barbuto, parliamo del più e del meno e di quanto non veda l’ora di buttarmi a
bomba nei guadi, un km e il guado arriva, lui passa sui sassi per non bagnarsi,
io attraverso e mi fermo godendo con l’acqua fino al ginocchio… “GODO DURO”….
Esco dall’acqua, raggiungo il barbuto e gli dico,” Ma dai su, quante volte da
piccolo hai sognato di farlo e tua madre non te lo concedeva un salto a piè
pari in una pozzanghera con scarpe e calzini? Ma dai, su, cazzo!!!!” Guado
successivo, altro pediluvio, (barbuto idem e apprezzante) nel mentre, alle
spalle, mi arriva un personaggio, sono straconvinto di averlo sentito parlare con
accento romano 5 km prima, così in perfetto accento veneto gli dico “Oh, xe come
na ciavada ” vedo che mi guarda strano, penso, ok, magari non tutti i romani
conoscono la declinazione del verbo “Ciavare”, ho esagerato, ma dalla sua bocca
esce un inglese londinese da paura “I'm
sorry, but I don’t understand what you say”,il mio sguardo ebete e fisso verso
la sua bocca, dura secondi infiniti, poi leggo il suo pettorale, vedo che si
chiama come uno scaffale ikea e sotto il nome sta scritto SWE, così, col
mio Inglese da seconda Asilo, me ne esco con un “For the feet, this fresh water
is like a sex machine” l’uomo del Nord sghignazza, la lezione d’inglese termina
qui, il sentiero sale deciso, io santifico tutti i guadi ma a 3 km da Col dei
Bos mi si spegne la luce, c’è un caldo fotonico, cerco un po’ d’ombra, mi
fermo, mi sfilo lo zaino e spinto da un non so cosa, mi metto a cambiare la
disposizione di tutto, giacca, cibo, telefono, mi ripassa Linda, gli biascico
qualcosa, la saluto, sale elegantemente, sembra teleguidata, riparto, la bomba
sembra passata, ad un km dal colle mi attacco dietro ad un tipo di Reggio
Emilia, un simpaticone che tra due settimane si sparerà il CroMagnon e a
settembre sarà al “Tor des Geants” invidia a grappoli.
Ci salutiamo sulla discesa verso Col Gallina, non lo rivedrò mai più,
arrivo al ristoro rinato e carichissimo,
#100minutiPrimaDell’annoScorso #MaChiCazzoSono?
Ritrovo il Mercuryus di Cimabanche e AlbertoZan che sta passando
un brutto momento, brodino, cioccolato, fettazza di limone,
borracce e via, attacco deciso la salita dell’Averau, quest’anno
niente zigzagamenti sulla pista da sci, si va su, sparati dritti,
via il dente e via il dolore, stappo una borraccia in onore dei 100km
appena passati, discesa verso passo Giau e bastarda risalita verso
lo stesso, nubi minacciose oscurano le cime sopra la forcella,
e qualche tuono riecheggia nell'immensità del cielo.
A 50m dal ristoro inizia a piovere, ho solo il tempo di infilare il kway,
riempire la stiva attentamente in modalità “pene di Segugio”
e ripartire verso il cielo nero prima che il vento rinforzi e il tutto
si incazzi in maniera monsonica.
Sul traverso ai piedi di forcella Giau inizia a piovere in modalità #castigoDivino ,
fa un freddo cane e come se non bastasse cade qualche fulmine
da qualche parte 3-400m sopra di noi, saremo circa in 20,
c’è pure Germano e una trentina di bastoncini metallici per rendere
più elettrizzante l’atmosfera… per ammazzare il tempo e non
pensare a ciò che potrebbe accadere se qualcuno si slogasse una
caviglia, qui, adesso, mi metto a fare il calcolo delle probabilità di
ricevere una saetta in testa…. basso, molto basso, è più facile
slogarsi una caviglia, poi penso “ho le scarpe di gomma, tengo i
bastoncini sollevati da terra” sono quasi isolato… se non fosse che
sgrondo acqua come un pluviale…
A 100m dalla forcella, guardo il traverso proveniente dal Giau,
penso abbiano interrotto la gara, non si vede nessuno per centinai
di metri, la tendina dei volontari fissata in forcella è legata a dei
massi grandi come comodini, il vento ci travolge dalle spalle, ci sono
raffiche che ti fanno letteralmente correre in salita… e parlo della
salita di forcella Giau che non è certo un cavalcavia…
Scolliniamo, discesa gelida, le mani anche se con i guanti, non le
sento più, la parte destra del corpo è pressochè insensibile, devo correre
in maniera impegnata per scaldarmi, nelle borracce ho solo cose
gelide, non berrò più nulla fino alla fine, il sentiero è sfangatissimo
ma mi piace, a forcella Ambrizzola, guardando verso il Giau si
capisce che il disastro d’acqua, adesso, si sta abbattendo su
Col Gallina, penso ai compagni Cobras, non ho idea di dove siano,
smette di piovere, Rifugio Croda da Lago è ai nostri piedi, corro,
corro, corro, riacquisto sensibilità un po’ alla volta, a 2000m senza
pioggia e vento, sembra un'altra stagione rispetto a un’ora prima,
lago a sinistra, ristoro sulla destra, non ho tempo, uno sguardo al
Gps, 11 km all’arrivo, 750m d- e appena un ora per stare sotto
le 21 ore, nel mezzo, la famosa discesa del “Boscodemmerda”
sopra Mortisa, un toboga di radici e fango temutissimo ma
divertentissimo, appena arrivo sulla strada sterrata mi raggiunge
Andrea, ci siamo sorpassati varie volte da Cimabanche a qua, gli
chiedo,” ci stiamo sotto le 21 ore?” 5km alla fine e 26 minuti per
correrli, quasi tutta discesa, fatta eccezione per circa 500m di
morbida salitella incorribile più per la nostra testa che per le nostre
gambe…
Corriamo, corriamo più forte che possiamo, quando finisce sto bosco?,
quando finisce sto bosco? incrociamo una coppietta, ci incitano,
ci dicono che mancano solo 2 km.... abbiamo 13 minuti per correrli… 50m e
cammino, quasi crollo di testa, mi dico “Caspita 13 minuti?
Da sano anche in retrorunning potrei farli” ho praticamente un
piede in corso italia ma voglio stare sotto le 21 ore, riprendo a
correre, c’è una lieve salita su di un prato, non ce la faccio a correrla,
la mia testa si rifiuta,bacchetto furioso, ci calcolo due minuti per
percorrerla, se faccio i due km mancanti anche a 5 è fatta, intravedo
l’asfalto, saluto le ristoratrici abusive di Mortisa con tanto di doccia
a bordo strada e mi lancio in discesa, curvone a destra, ponte sul
fiume boite, uranio impoverito nel sangue, un clacson impazzito
mi saluta, sono Aldo (compagno Cobras) e Sabrina in macchina
che passavano di lì forse per caso, mi gridano,” Vai vai che in piazza
c’è Ale” (altro Cobras) lieve salita per imboccarmi su Corso Italia,
uno sguardo al cielo di ringraziamento, tanta gente fuori dai bar,
applausi, cinque ai bambini, qualcuno che non conosco grida il mio
nome, droga pura, Ale è al di là delle transenne, gli grido è fatta
cazzo, è fatta, “SOTTO LE 21 ORE”, poi, 50m davanti a me appare la
mia vittima sacrificale, sembra correre da fermo sopra un tapis
roullant, (Fulmine cit.) gli sono addosso in 60m, lo passo col pugno
alzato a 10m dall’arrivo che quasi lo faccio cadere per lo
spostamento d’aria stile “TOP GUN passaggio radente non
autorizzato sulla torre di controllo” , 20h54’38”, “a matematica
faccio i conti da cani” ma il conto con la LUT è chiuso.
55minuti si possono togliere ancora facilmente ma come potrei
accorciare il tempo dedicato a rifocillarmi ai ristori e a fare foto in
questo parco giochi a 2000 metri tra le dolomiti?
263° assoluto,quando l’anno scorso impiegando 1h41 in più fui
265° tanta qualità quest’anno alla LUT, lo dicono i numeri, tanto
mondo, il 63% dei partecipanti di 58 nazioni diverse…
Pubblico e volontari ogni anno più SUPER, percorso sempre
fantastico e organizzazione a livello logistico praticamente
impeccabile…
Idea mia: con la storia dei sorteggi 7 mesi prima, questa gara sta
perdendo molto della sua magia, sembra stia diventando prima di
tutto una fantastica macchina da soldi… indizio ne è lo striminzito
pacco gara, quanto di più magro visto sul mercato paragonato ad
altre gare con rapporto € di iscr.\km simile (senza contare l’iscrizione
versata da 7 mesi) premio finisher? il SOLITO antivento TNF che
ormai anche a regalarlo in giro, qualcuno inizia a risponderti “No, è
il premio finisher della LUT\Cortina Trail ce l’ho già grazie” Con Buff
tra gli Sponsor, costava tanto un Buff loggato LUT nel pacco gara
piuttosto che farlo pagare 20€ al ritiro pettorali?
Misteri dell’economia.
Comunque sia, la LUT è sempre la LUT e se non l’avete mai corsa,
almeno 1\2\3 volte nella vita. Bisogna correrla!!!
SUPERSCARPE SALOMON S-LAB Sense 4 Ultra