Per fare le cose fatte bene, dovrei iniziare a raccontarvi
questo viaggio dal lontano 2009... fu un video su Youtube a farmi scoprire
l'UTMB, l'unico trail corso al tempo? Il “Transcivetta”, un filino più corto,
ma bello da morire e se era bello il Civetta, come poteva essere Il Monte
Bianco?
1 settembre 2017 Ore 18:12
Sono seduto più o meno in relax a 50m dal
"gonfiabile" dell'ultratrail più famoso e ambito del mondo, fanno a
cazzotti i pensieri dal 2009 in avanti, quante corse, quanti volti ho
incrociato per arrivare fino a qui? Il cuore accelera come in un 400 corso a
tutta in salita, ficco la testa tra le ginocchia mi sudano gli occhi e mi ripeto "Ci sono cazzo, ci sono
cazzo".
Con i compagni Cobras si stempera l’attesa, non si parla di
tattica di corsa, si parla di gnocca, di birra e ci si atteggia davanti alla
Gopro. “#Gentepienadisé”.
Il ,il brutto e il cattivo
Con un countdown incomprensibile, un fiume variopinto di
2537 ultratrailer di 87 nazioni diverse attraversa la bolgia di Chamonix con un
tifo da finale di Champions League, per tutti, l’obiettivo primario è quello di ritornarci entro 46 ore e mezza
da ora, possibilmente, sulle proprie gambe. Bastano 200m per capire che
l’ultratrail e l’UTMB in particolare, sono “LO SPORT” di queste valli, correremo
questi 170 km e 10000 d+ sommersi dai piacevoli
incitamenti di sconosciuti che incroceremo sui sentieri, gente che ti
urla dalle finestre o ti si affianca, strombazzando in auto, lungo una statale
svizzera al solito grido “Bravò bravò, Bon Courage”.
Chiapp ma siamo carichiiiii???
Parto con Ale (il Loc) e Andrea (il Chiapp, Kkk), l’idea è
di provare a stare insieme ma senza costringimenti, così al terzo km, ognuno
prende un cespuglio diverso per fare plin plin, kkk nel suo trova un fiammante
paio di occhiali da sole che proverà a svendere a chiunque nei successivi 168km
senza tuttavia riuscirci.
Prima salita di questo UTMB verso i 1744m della “Delevret” bisogna prenderci la mano con
bastoncini, zaino e tutto l’ambaradan, evitare di inciampare su se stessi, sugli
altri e sui bastoncini degli altri, così, quando a sorpresa in salita
incrociamo Emily Forsberg nei panni di spettatrice, non ho la prontezza e il
buonsenso etero di fermarmi, estrarre la Gopro ed immortalare il momento che
“Quando cavolo mi ricapiterà mai?” Il Chiap e il Loc mi tacceranno di
“recchionaggine acuta”, non riesco a giustificarmi…
100m più avanti tra gli
ennemila “Bravò, Bravò” “Bon Courage” una signora ci grida ciò che alle nostre
francesissime orecchie appare come un “Vous allez a pisciè in te la ghiaje” un invito ad andare a fare pipi sulla ghiaia probabilmente, la liquidiamo con un "pff, spocchiosa senza bidet!"
“Le Delevret” “cima”, visibilità polinesiana, ops, volevo
dire “polesiniana”, nebbione denso e ovattoso, discesa su prato fangoso al
35%, il fascio della frontale si infrange su di un muro bianco a 50cm dai
nostri piedi, Loc se ne esce con un “Non si vede una sega, non si sta in piedi
e 1400 persone hanno svangato il sentiero passando prima di noi, cosa può
andare storto?” io: “Beh Ale, potrebbe sempre piovere..” Porca put&/$°§#ç.
Le Delevret e il bellissimo tramonto...
“St. Gervais” ci appare luminosa in fondo alla valle, c’è dell'asfalto sotto i nostri piedi e dopo l'ultima discesa rock, non ce ne dispiace poi neanche. Arriviamo al ristoro in paese, pare “la festa delle feste”, megaristoro e CENTINAIA
di ultras al di là delle transenne che ci osannano. Pelle d’oca. La Fra,
riparte prima di noi, la caccia alla “First Lady” cobras è aperta.
Saint Gervais
Verso “Les Contamines” Kkk lamenta qualche problema al
ginocchio, lo minacciamo di morte per tranquillizzarlo un attimo (perché tra
Cobras non obblighiamo nessuno, ma consigliamo candidamente), ristoro,
raggiungiamo la Fra che in bombissima ci fa ciao ciao con la manina e riparte 7
minuti prima di noi. Con Ale interrompiamo la conta sul 18 a 5 delle volte in
cui qualcuno del pubblico ha urlato il nostro nome leggendolo sul pettorale (pare
che Ale confondesse il francese Allez-Allez con il suo Ale Ale… illuso!!! )
Dai Ale per Dio...
Ripartiamo, alterniamo corsa e passeggiata tanto per non
ucciderci subito, piove (chi l’aveva chiamata?), chiamiamo in causa Dio per la
prima volta, ci fermiamo su una panchina, c’è chi indossa costosissime membrane
in goretex, noi, infiliamo un fiammante gilet intagliato da un sacco della
spazzatura poche ore prima, windstopper e waterproof all’ennesima potenza, due
decimi di spessore per mantenere al proprio interno un microclima perfetto
per l'incubazionedi aromi di potenza anticrittogamica.
Kkk visto il ginocchio, decide saggiamente di lasciarci
andare, gli diciamo che è scarso, lo cancelliamo dagli amici di FB e gli
ricordiamo che è anche indietro a noi su tutti i segmenti “Under auar”
sulle piccole dolomiti (26°comandamento Cobras: “Ricordati di motivare gli
amici, sempre”) gli consegniamo il nostro sermone da leggere in chiesa il giorno
del funerale nel caso non tornassimo a Cham e lo salutiamo con un amichevole
pacca sulle spalle, c’è una Fra da andare a prendere.
37°km, salita verso il “Col di Bonhomme”, meniamo come se
l’arrivo fosse fra 10km, un fiume di frontali ci precede e un altro fiume ci
segue, lucciole, in un fiume di luce bianca, ripelle d’oca, faccio presente ad
Ale che a questo passo la Fra la becchiamo di sicuro, ma poi scoppieremo, Ale risponde:
“Sicuro” mentre inizia a nevicare tra la nebbia. Ci manca il Graupelm, la grandine,
e le lingue di fuoco dello spirito santo e facciamo l’en plein già prima di
Courmayeur.
Ale propone di fermarci a fare una foto sulla croce a “Croix
du Bonhomme”… ad averla vista, fortuna che siamo venuti via se no staremo
ancora là a cercarla, invisibile nella nebbia, e visto che siamo saliti
aggredendo, scegliamo di scendere alla stessa maniera prendendo traiettorie in
discesa che vediamo solo noi, tra staccate da paura e sorpassi che manco
Valentino Rossi ai tempi d’oro, il motto è sempre lo stesso “Se continuiamo
così prima o poi scoppiamo Ale!” Ale risponde
con coerenza robotica ”Sicuro” e parte, gas a martello. (Voglio Ucciderlo)
Pochi km e siamo al ristoro del 49 esimo km di “Les Chapieux”,
8 ore e mezzo a spasso per i sentieri, mi controllano il cell e il corretto
inserimento del numero dell’organizzazione. Raggiungiamo la Fra, Ale prova a
farle perdere tempo a chiacchiere, mentre assaggio una specie di brodo che non è brodo, è na roba mista a panna ed
erbette, a me piace, La Fra ci lascia con il suo solito “Vado avanti tanto poi
mi riprendete”, ad Ale sfugge tra i denti un “A Chamonix la Fra può solo arrivarci dietro, o ci
immoleremo nell’intento di farlo”. (Si adesso sono preoccupato).
Dopo 17 minuti passati a ingurgitare Sneackers (Gratis in
formato bombom), Ale mi fa un’insulina e mi invita a ripartire al limite del
diabete, “Dai torniamo in italia” mi intima, i prossimi 1000d+ infatti, ci porteranno
davvero a scollinare in Italia attraverso il bellissimo passaggio del “Col de
la Seigne”.
Un ora e mezza di sbacchettamento furioso “Dobbiamo prendere
la Fra, dobbiamo prendere la Fra” buio,vento e neve, alle 6 spaccate, puntuali
come i pensionati più nullafacenti, mani dietro la schiena, ammiriamo un’alba eccezionale verso
la Val Veny, il Bianco svetta alla nostra sinistra mentre il cielo schiarisce
e illumina il candore della neve caduta nottetempo su tutta l’alta valle, pelle
d’oca a profusione!
Ci risvegliamo dal torpore oculistico e ci lanciamo verso
“Lac Combal” io:“Ale per Dio, se non becchiamo la Fra qui al ristoro, o si
droga, o l’abbiam passata senza accorgersene” Ale: ”Dici? Secondo me sta
benone, e cmq, mi fermo a fare pipì per la sesta volta”. “Lac Combal”,
fondovalle bellissimo e cessi chimici impraticabili, della Fra, nessuna
traccia, Ale: “Ah per me la Fra non si è nemmeno fermata qui, ma se teniamo sto
passo la prendiamo prima dell’Arete”. Voglio Ucciderlo 2, ora, qui.
Provo ad
omaggiarlo di una pillola di scienza spiegandogli che la montagna di sedimenti
alla nostra sinistra si chiama Morena ed è stata trasportata a valle in milioni
di anni da quel ghiacciaio là, ma lui si volta e con sguardo perplesso mi dice
“Non conosco nessuna Morena” e riparte a 5 al km. GLI SPARO CAZZO GLI SPARO
CAZZO!!!!
io e la Morena sullo sfondo
E così, siccome Ale c’ha la fissa, prendiamo gasati e
ghiacciati anche la salita verso l’Arete du Mont Favre” (Che si trova in Italia
ma ha un nome Francese impronunciabile)… Richiamo in causa Dio per il fatto che
finalmente ci sarebbe il sole ma il sentiero di salita è ovviamente dalla parte
opposta del sole, il tipo davanti a me esclama “Ah ze qua i vicentini” “Ah ma
sei Alvin” Ale: “te l’avevo detto che beccavi qualcuno che ti conosceva anche
qua…” e così scopro di conoscere uno che ha lo stesso cognome di mia nonna
senza peraltro essere parenti, marito di una ragazza profumatissima incrociata
all’AIM Ultratrail di febbraio… ah com’è piccolo il mondo a 2417m, magie della
corsa.
Ale è gasatissimo e corre, corre, non rallenta nemmeno
quando arriva finalmente il sole a riscaldarci, in discesa verso “Col
Checrouit” lo minaccio di prenderlo a randellate in testa se non rallenta un
attimo, niente, mi dice :”Corri corri c’è il fotografo e mi par pure di aver
visto la Fra la in fondo”. Voglio ucciderlo 3.
Panorama da l'Arete du Mont Favre
Discesa bastarda fino a Courmayeur (quelli della TDS se la
sono sparati in salita, “roba da coparse”) base vita, Ale ha Sara ad
attenderlo, io una Red Bull freschissima e un cambio d’abito che sognavo da un
po’. 14 ore e trenta dal via, tempo impensabile alla vigilia (anche perché
finora, non abbiamo tirato mai, vero Ale?). La giustizia divina comunque,
castiga Ale per le sue andature allegre,
Sara gli ha portato la sacca esatta ma lui l’ha sostituita con quella di
“Champex Lac” al momento di etichettarle. Ci rilassiamo un attimo e mentre Ale
risponde alle domande di un giornalista presumibilmente di “Courmayeur Today”
rivelatosi poi un freelancer de “La Gazzetta dello Sport” io mi siedo in
disparte, chiamo a casa per farmi dire come mi chiamo e provo a mettere in fila
tre movimenti di fila corretti senza fermarmi a chiedermi “che cazzo sto
facendo” poi ho l’illuminazione e penso: “80 km fatti, bene, è come aver appena
finito la TDH e dover tornare a Piovene” mi do del pirla, alzo gli occhi, so
che Dio mi sta guardando e non dico niente, mentre na figazza appare
all’orizzonte ma, ma, è Francesca!
Fraaaaa, la First lady ci spiega che l’abbiamo sorpassata
subito, l’ultima volta che ci siamo visti
a les Chapieux (50°km dove mi ero mangiato i 12 snikers) mentre era in bagno e
che da là in poi, nonostante avesse tiracchiato, non fosse più riuscita a
raggiungerci… “Ma dai?…”.
Pochi minuti e arriva anche il Chiap, postiamo un video in
diretta FB sulla pagina Summano Cobras con tanto di urlo finale in maniera da
risvegliare chiunque stesse provando ad appisolarsi dentro e fuori il palasport,
d’altra parte, siamo Cobras, “esibizionisti, pieni di sé”.
Fu così che, cambiati, rifocillati e rinvigoriti nell’animo,
1h e 10’ dopo il nostro arrivo (nuovo record di permanenza in ristoro) usciamo
da una Courmayeur baciata da un sole estivo, ci aspetta la finalmente calda e soleggiata
salita verso il Rifugio Bertone dove giungiamo un’ora e venti dopo, giulivi
alle 11:30 precise. Emaniamo talmente tanta felicità che l’addetto al ristoro ritiene
giusto riportarci sulla terra con un “Bene, adesso andate a prendervi la
pioggia in Svizzera” nemmeno il tempo di finire la frase che dalla Val Ferret
inizia a spirare un vento gelido, ci chiudiamo in un meteorologico silenzio,
facciamo il pieno alle borracce e ripartiamo.
Verso il Bonatti
Puntiamo al Rifugio Bonatti ma dopo solo un km dal Bertone
ci riinfiliamo il nostro bellissimo sacco dei rifiuti, tutta un’altra cosa
senza i refoli di aria gelida che risalgono l’antipioggia, adesso nevica,
cazzo, dico ad Ale che tra un km siamo al Bonatti e che poi ne mancheranno
altri 5 per Arnouvaz… Uno Tzunami di entusiasmo pediatrico abbraccia Ale che parte
a bomba, fatico a stargli dietro, ricontrollo l’altimetria, distolgo Ale dai suoi
4:00\km dicendogli che “No niente ho sbagliato i conti, ne mancano 7 per il
Bonatti e altri 5 per Arnouvaz”, Ale: ”Ti ammazzo la vita”.
Al Bonatti ci arrivo con un sonno letargico, per
risvegliarmi dal torpore mangio un
piatto di brodo con i TUC (o erano Tuc con il brodo?) buoni, “Ale scusa
me ne porteresti altri 3?” due bicchieri di un caffè schifosissimo e sono come
nuovo, prossima tappa, 95esimo km “Arnouvaz”.
Arrivare ad “Arnouvaz” è quasi comodo, ci si lascia alle
spalle il Bonatti su un corribile falsopiano in cui sorpassiamo 19 volte la
stessa orientale che cammina con le mani dietro la schiena con un sorriso misto
tra paresi, sofferenza e soddisfazione… a condire il tutto i soliti
escursionisti che ci ricoprono dei soliti “Bravò Bravò” poi, arriva la discesa
o meglio, un comodo scivolo fangoso, una gigantesca insalata di riso fatta di sassi, fango e radici che in
un attimo ti porta giù ai 1760m del ristoro di Arnouvaz, nel medesimo istante in cui dal cielo,sta scendendo la pioggia non
caduta negli ultimi 2 mesi.
Arnouvaz
Entriamo nel tendone\ristoro, ci accoglie una gentile
commissaria di corsa che ci ammonisce con un “Sul Grand Col Ferret c’è una
bufera di neve con temperatura percepita di -9°, da qui si esce solo con
termica, berretto invernale, pantaloni, giacca e guanti antipioggia” “altrimenti?”
“Altrimenti c’è un pullman che vi attende per tornare a Chamonix”. Frastornati
da così tante alternative sul proseguio della nostra spensierata passeggiata attorno al Bianco, puntiamo
all’unico angolo libero del tendone, temperatura al centro del ristoro 26°, temperatura angolo Alvin-Ale 10°… si spiega perché fosse anche l’unico angolo
libero…
E siccome ci par di esser vestiti poco, per il Dio di acqua,
vento e neve che ci attende, ci infiliamo sopra pure il nostro Sacco dei
rifiuti salvavita, tre due uno, tutti fuori e… SBADABUUUUUM benvenuti all’UTMB
precisamente nelle prime 5 righe di presentazione in cui si dice:
“Prova in montagna che comporta numerosi passaggi in altitudine
(>2500m), in condizioni che potrebbero essere molto difficili (notte, vento,
freddo, pioggia o neve) e che necessita di un buon allenamento specifico,
materiale adatto ed una reale capacità d'autonomia personale.”
Ma quando mai avete trovato la descrizione di una gara,così precisa nei minimi particolari già nelle prime 5 righe di Reclam?
No ma non mi andava la neve negli occhi eh...
Attacchiamo l’erta del “Gran Col Ferret” di buona lena,
andatura “Ander auar” decisi a oltrepassarlo il prima possibile, estraggo un
paio di volte la Gopro, il tempo necessario per perdere la sensibilità delle
dita delle mani, fangazzo ovunque e bel vertical per arrivare sul bianco passo,
siamo tempestati dal Graupelm ed ora, da un momento all’altro mi aspetto anche
le lingue di fuoco dello spirito santo, spirito santo che si materializza sotto
forma di un volontario con pistola cronometrica alla mano, uscendo da una
struttura di provenienza polare, piazzata sulla sommità del colle dove le
raffiche di vento, rendono impossibile la posizione eretta.
Sempre più in Altooo
Registra il nostro
passaggio, 22 ore e 3 minuti dopo il via, il vincitore è già a Chamonix da 3
ore ma noi ci stiamo SICURAMENTE divertendo di più!!!
Gran Col Ferret
Ale con i guanti fradici, si dilegua con una discesa a
cannone verso “La Fouly”, provo a seguirlo senza mai raggiungerlo, 5 Giapponesi
nel punto più stretto della discesa fanno da tappo per quasi 2 km nonostante i
miei “ehm Sorry” “Excuse me” “Escusez-moi” “Pardon” “Ouuuu sio sordi???” facendomi perdere 5 minuti buoni e il ritmo che uccide, ma i Japan non erano gentilissimi una volta?Mah!. Fondovalle, 10km di discesa corsi e 70 sorpassi, 110km in archivio.
“La Fouly” ristoro
tristissimo, scopro che i guanti antipioggia prestatimi da Tommy, sono anche
anti caffè, inondandoli dell’incandescente e imbevibile sostanza non fanno
entrare una goccia! Non ho fame, ma bisogna mangiare, quindi mangio solo 7
cookies pucciati nel caffè e una banana, Ale riparte, deve far pipi (26esima
volta forse!) mi attardo ma lo riaggancio 2 km più in giù nel tratto tristezza
UTMB (11km di asfalto) (giuro 11 km di asfalto) dove riesco pure a rompere uno
dei due bastoncini, sull’asfalto.(M-E-R-D-A)
Travolto dalla gioia del pensiero di dover correre gli ultimi 55km senza bastoncini, prendo di
petto la salita verso “Champex Lac” dove per non sbagliarsi, ricomincia a
piovere forte, siamo nel sottobosco, Dio non mi vede, e tiro un porcazzo, ci stava, è
buio, Ale mi passa a 400m dal ristoro bacchettando allegramente in anonimato con la
frontale spenta, al ristoro c’è Sara, mi commuovo al pensiero delle cose
asciutte che si infilerà Ale, così mi butto sulla pasta, mi girano i coglioni e
dico a Sara ed Ale seduti dall’altra parte della tavola “NO, fanculo basta, io
mi ritiro” mi guardano, si guardano e continuano parlando di altro come se gli
avessi detto “Tanti auguri, mancano meno
di 100 giorni a Natale e 212 a Pasqua 2018”.
Muoio di freddo, provo a scaldarmi con due bicchieri
di te a temperatura lavica ma niente, dico ad Ale “Vado a dormire 15 minuti”…
vado nella “tenda dei morti viventi” e vedo un sacco di gente distesa sui
materassini supina ricoperta da testa a piedi con delle lunghe
coperte, non un bel vedere, nel dubbio mi tocco le palle e decido di provare a
dormire su un fianco… gelo e tremo come un martello pneumatico… probabilmente riesco anche a dormire ma mi risveglio gelato nelle stesse condizioni di prima, fuori
diluvia, torno da Ale, gli dico “No Vecchio, io non esco con quel diluvio” mi
risponde con un “Bene dai, guarda fuori, non piove più andiamo” (bestemmio) Voglio ucciderlo 4.
Capendo che il Loc oggi è corruttibile come una guardia
giurata di “Fort Knox” provo a temporeggiare con un altro caffè bollente ma
un’ora dopo esserci fermati, si riparte, direzione “La Giète” 1886m per la
questura, 2065 m per tutti i GPS in corsa.
I 5 km fino a “Plan de l’au” sono una strenua lotta contro il morale a terra, la noia, il freddo ed il sonno, con Ale si parla poco, anzi, io tiro porchi e
mando a quel paese tutto l’UTMB, e che cazzo, tempo di merda, freddo e non me
la sto godendo proprio per nulla, poi finalmente inizia la salita a “La Giéte”,
parto allegro sorpassando un po’ di gente, poi ai 1600m mi si spegne la voglia,
decido di aspettare Ale seduto su di un masso, lo vedo arrivare, guardarmi con
la coda dell’occhio e passarmi come nulla
fosse, “ma Ale, Ale, cazzo, ma che passo mi hai preso?” penso tra me e me, il
ragazzo sbacchetta furioso, pare inseguire qualcuno, io impreco nel fango e mi
sparisce all’orizzonte, il vento cala e non piove più, sul fondovalle brillano
le luci di qualche paese svizzero, la notte è nera non solo nel cielo, appena
usciti da “La Giète” (una malga adibita a
ristoro) la mia lampada inizia a lampeggiare, mi lancio in discesa deciso a
riprendere Ale ma 50m dopo aver sorpassato tre runner con una traiettoria da
“l’ultima corsa della mia vita” di colpo tra il fango e i sassi rimango al
buio, frontale KO, armeggio nello zaino camminando a caso, becco la seconda
frontale e riparto verso Trient dove giungo 10 minuti dopo un’incredulo Ale che
non mi aveva per nulla visto seduto sul sasso ed ha tirato come un pazzo provando a raggiungermi…
Ristoro da top runner, un minuto per riempire le borracce, un
altro per farmi sostituire la batteria della Petzl e si riparte, penultima
salita, 800m d+ in 5 km per scollinare a Catogne e tornare in Francia, “Fanculo
anche Heidi e la sua fangosa e asfaltata Svizzera” spegniamo il cervello e
andiamo, la salita va via bene, mai in affanno, con qualche pausa di 10 secondi
per non suicidarci del tutto e fare conti sul possibile tempo finale, Ale non
mangia più, si apre una stellata da paura, la luna è una gigantesca palla bianca appoggiata sul Bianco, vento freddo, fango, fango e ancora
fango.
Fango where is fango?
Ale ad ogni accenno di corsa si ferma e prova a vomitare… camminiamo e
al più corricchiamo la discesa fino a Vallorcine, il tibiale sinistro inizia a
darmi fastidio, penso che non mi sto più divertendo da “Champex Lac”, anzi, mi
sto proprio rompendo le palle su sti sentieri disintegrati e sfangati
all’inverosimile.
“Vallorcine” 19 km all’arrivo, Ale non mangia nulla da “Trient”,
io ho un sonno bastardo, propongo ad Ale una pausa per riprenderci un attimo
(32 minuti di stop, percepiti 20) Ale si da al the, io mi siedo su una panca e
provo a dormire poggiando la testa sulle ginocchia, “provo” è la parola giusta
perché dopo 30 secondi arriva un medico per chiedermi se sto bene, lo rassicuro
e gli spiego la situazione, mi rimetto in posizione, altri 30 secondi e arriva
un altro medico, stesso ambaradan e decido di accettare l’invito ad andare a
dormire sulle brande nella tenda a fianco.
Dormire è una parola grossa ma
chiudo gli occhi di sicuro, tempestato come sempre dai brividi di freddo, suona
la sveglia 12 minuti dopo 4:10 del mattino, torno da Ale, mi invita a lasciarlo
indietro ed “andare” perché lui causa stomaco non correrà più. Gli rispondo
“Bene, io causa rottura di palle, non correrò più”. Ripartiamo, 4km spaccati
camminando rapidi, non ci passa nessuno, sorpassiamo zombie barcollanti, gli
chiediamo se è tutto ok, reagiscono come se rivolgendogli la parola, li
ridestassimo dal sonno.
Raggiungiamo “Col des Montets” da qui parte la salita a “Le
Flegere” salita che percorrerò praticamente dormendo, vedendo capitelli
inesistenti qua e là e scambiando dei grossi massi per delle sicure baite dietro
agli alberi. A metà salita a quota 1708m Ale mi rassicura con un , “ecco tra un
po’ usciamo sulla pista da sci, 200 d+ e siamo alla Flègère…” mentre il sentiero inizia a scendere
in un percorso incorribile cosparso di sassi e radici senza senso, più duro
ormai per la nostra testa che per le nostre gambe, dopo un po’, guardo il Gps,
dice 1450 m, la "Le Flègère"se mai ci arriveremo, è 400m sopra di noi. Ale è
stravolto causa stomaco, io, sono morto,
per fortuna albeggia, incrociamo uno spagnolo che viene in contromano, instaura
un lungo discorso in inglese con Ale, dice che stiamo andando nella direzione
sbagliata, Ale lo rassicura sul fatto che si sta sbagliando ma lui imperterrito
prova a convincerci ad andare con lui nella direzione opposta… io sono il nulla
che cammina e Ale è di diritto il mio Tutor, se lui dice che si va da una parte, io lo seguo. Lasciamo al suo destino l’iberico a 10 m da un cartello
grande così che indica “La Flègère 1h30m” in direzione opposta a quella dello
spagnolo, probabilmente in preda a chissà quali allucinazioni. Finalmente il
sentiero sale deciso, poco prima di sbucare sulla pista mi perquisisco alla
ricerca di un gel che stranamente non trovo (in realtà ne avevo due e pure
comodi da prendere) così ne chiedo uno ad Ale che ne ha ancora 9 di tutti i tipi e di tutti
i gusti, porgendomene uno aggiunge “Guarda, mi gira un po’ la testa, devo per
forza mangiare qualcosa e sedermi un attimo tu vai avanti…” mi scopro con le
pupille a forma di cuoricino, quel “tu vai avanti” per me significa “Vai a
sederti a dormire su un sasso più avanti” e così, faccio un tornante, trovo un
bellissimo masso e mi siedo sopra a dormire con la testa sulle ginocchia… dopo
un tempo che potrebbe esser stato di un minuto, 20 minuti, o 5 secondi, mi
sveglia Ale, meravigliato di trovarmi lì, ripartiamo, pista da sci, ultimi 200m
d+ e arriviamo alla fottutissima “Flègère” il tempo di un the caldo, 4 porcazzi
un vaffanculo al Monte Bianco che adesso, dopo 15 ore di pioggia ci appare
bellissimo, splendente sopra le nubi e
si parte…
Il tibiale sinistro mi fa male in un modo inconcepibile, non riesco nemmeno più a corricchiare in discesa, poco male, Ale ha le gambe disintegrate e il conato facile… ci passeranno in 6 da qui a Chamonix, i primi 6 da "Les Contamines" ad un km dalla fine ci appare Tommaso, merda, tocca correre da qui altraguardo, ultimi 400m, schiamazzi di gente, Tommy mi porge la bandiera Cobras, sono solo felice di essere arrivato, sono perfino felice che non ci siano i miei figli a tirarmi il collo gli ultimi 100m, uno scatto adesso, sarebbe la morte, mi vien da vomitare dal dolore al tibiale e dall’odore che emano dopo 38 ore e 25 minuti sui sentieri.
Tagliamo il traguardo osannati dai compagni Cobras, un
5 ad Ale e la promessa che basta, vaffanculo l’UTMB, mai più. L’anno prossimo
solo gare corte… poi passano due giorni e pensi beh ma col bel tempo dev’essere
na figata pazzesca, corribile com’è, però no, e se piovesse di nuovo? Passano 4
giorni e ti informi sul giorno dell’apertura iscrizioni… ma ci sarebbe la TDS o
perché no, una PTL in compagnia in una settimana per camminarsela? E le Orobie
con Remo? O l’UTLO? Ma non si era detto solo gare corte nel 2018?
Grazie Ale.
Grazie Cobras