Spiegare il “Dolomiti Extreme Trail 103km e 7150d+”? Nulla di più semplice, la
risposta è già tutta nella domanda.
Si corre tra le dolomiti della Val di Zoldo l’ “Anello Zoldano” tocca il gruppo del Mezzodì, i roccioni del Moiazza, il
Civetta, il Pelmo, per culminare sul Monte Rite, sede del “Messner Dolomites
Museum”, prima di ritornare al punto di partenza saltellando nella simpatica “Calada di Bosconero”,(400 d- in 1000m da fare
senza ascensore e senza parapendio) perdendosi poi tra i
FALSOpiani sotto lo Spitz di San Piero, serpeggiando fra Casèra Fagarè e Pra de
Val . Figata, dolomia pura, abitata da gente dal cuore immenso, sempre pronti a
rifocillarti e a darti la carica ad ogni posto di controllo e ad ogni ristoro.
La poesia termina qui, rimane da spiegare quell’ Extreme del
nome, che non è un aggettivo variopinto per dare quel tocco avventuroso alla
corsa, proprio per nulla, perchè se adesso volete correrla, toglietevi dalla
testa la prosa e le immagini di mucche al pascolo e farfalline svolazzanti tra i verdi pascoli
dolomitici, allenatevi e cospargete di vasellina tutte le parti corporee soggette a sfregamento in
corsa, perché dopo 20 ore a sputar l’anima e a riempirvi gli occhi tra i monti,
non sarà la poesia a salvarvi ma solo la vostra voglia di resistere un gradino oltre
la vostra soglia massima di resilienza, l’OLTRANZA!!!
Con Alberto e Marcello
19:28
In startline siamo una torre di babele di runners da ogni
parte d’Europa, c’è chi questa DXT non l’ha mai corsa e sembra quasi ignorare
ciò che gli si prospettarà tra qualche ora, sorriso travolgente, spensieratezza
e battutacce come alla gita di quinta superiore. C’è poi chi non l’ha mai corsa
ma è chiaramente stato informato sul tracciato e che un minimo di preoccupazione
gliela si legge negli occhi come Massimo e Marcello che nel mondo ultratrail hanno esperienza da vendere e sanno che bisognerà
sudarsela fino in fondo e poi ci sono quelli come me, Alberto, Ileana, Roberta
e Matteo, che sono qui per rivincita, perché l’anno scorso, travolti dagli
eventi gettarono quasi volentieri la spugna ma che dal giorno dopo non hanno
fatto altro che pensare che: “No cazzo, le cose vanno portate a termine e vanno
finite” ci riconosci facile perché sprizziamo energia ma abbiamo il tasto ECO
già premuto fino in fondo.
Con Miss PTL Roberta Peron
321 si va!
Dopo i primi 3 km di asfalto in discesa che servono a
snellire il gruppo, si giunge ad un cartello che sarà il preambolo di ciò che ci aspetterà “INSOMNIA” ex discoteca oggi adibito a
ristorante tipico… in discoteca stanotte non ci andremo, ma non dormiremo na
cippa e balleremo ugualmente tantissimo.
La luce del sole al tramonto che scende alla nostra
destra colora d’arancio la dolomia alla nostra sinistra, scarpiniamo in
scioltezza fino allo scollinamento dei
1950m di Forcella Piccola, il primo millino è alle spalle non prima di ammirare una meravigliosa palla
gialla salire dalla foschia in lontananza, la luna è quasi piena, la nostra
pancia quasi vuota e corriamo verso l’affollatissimo
Rifugio “Sommariva al Pramperer”.
Due bei piatti di
brodo con pastina che dovendolo Tripadvalorizzarlo come qualità, gli darei un
6 e mezzo… poco sale e poco prezzemolo, pastina cotta il giusto, temperatura 622°. E mentre sono li con la lingua
ricoperta di amianto per non ustionarmi, entra lei, Stella, una vulcanica
Olandese che volente o nolente mi terrà compagnia a brevi tratti fino al 75°km
del monte Ritte, segni particolari: Mora, due gigantesche code di cavallo sopra
le orecchie e un B Side che una ragazza di metà dei suoi anni, farebbe carte
false per avere. Arrivano anche Manel e Alberto, l’olandese Wonderwoman parte,
ha il tipico culo che potrebbe tenerti occupato per km i pensieri, l’ideale per
queste gare di endurance, le do un minuto di vantaggio e parto.
Arriva la prima gradita sorpresa dell’edizione due, i 3
tratti attrezzati con corde in discesa, sono diventati 1 solo e una morbida
stradina bianca è andata a sostituire un paio di schizzofrenici km tra il bosco
dell’edizione 1, passo e ripasso Stella, oramai siamo in un gruppetto di 6 che
senza volerlo si alterna a rotazione al comando, "via bene direbbe il Dem", a
parte nel tratto attrezzato in discesa, dove salto la deviazione sulla sx e scendo
culo a terra per il canalone per altri 100m, strano, ste rocce ad occhio sembrano un pò troppo
lisce e strapiombanti anche per questo Dolomiti
Extreme. Mi fermo, guardo in su e mi accorgo che in altri due stanno seguendo la mia vena suicida fuori rotta, li avverto che abbiamo sbagliato,
così torniamo in su e pregando qualche santo ci rimettiamo sulla giusta via che
dopo trenta km e 2500d+ ci porterà al
Passo Duran.
Lo scorso anno giunsi
qui senza più voglia di correre. Altro ristoro, altro brodo,altra votazione: 7-
salato quasi il giusto, pastina un po’ scotta, prezzemolo non pervenuto,
temperatura: un più bevibile 93°.
Si riparte, 500d+ in 2 km per raggiungere il Bivacco
Grisetti, risorpasso Stella, che oramai battezzandomi chiaramente per un maniaco,
non appena gli arrivo dietro a 3 metri, si sposta e mi fa passare, scopro però
che fa così con tutti i maschi… ce ne rammarichiamo, stiliamo al volo una
classifica su chi è riuscito a stargli dietro di più senza doverla a malincuore
sorpassare…
Incrocio gente seduta sui
massi a fissare i neri profili delle cime all’orizzonte, “qualcuno è partito
allegrotto penso io” mentre penso che è bello conoscere in anticipo le salite,
è come quando si guarda per la 23esima volta il proprio film preferito e si
conoscono a menadito tutte le battute, il Grisetti illuminato dalla fioca luce
di una lanterna è immerso in un buio cosmico, la luna piena gioca a nascondino
dietro la parete Nord dei 2850m della
Moiazza, bella discesa, a tratti tecnica, il collaterale del ginocchio destro non apprezza per nulla, ma fotte sega
è lontanissimo dalle orecchie e non voglio sentirlo.
Km36, ristoro di Malga Grava, anche qui, testo il brodo che manco
Cracco a master chef potrebbe… “sale non pervenuto, 5+ di
incoraggiamento per la temperatura, 62° ,bevibile.
Riparto smanicato ma 200m dopo il ristoro una folata di aria gelida
in discesa nella valle mi investe, da pirla ho lasciato i guanti in auto,
così dopo aver infilato anche l’antivento a maniche lunghe, mi sfilo i
manicotti dal braccio e li uso come proseguio delle maniche
dell’antivento infilandoli fin sotto l’impugnatura dei bastoncini,
fermi tutti, fermi tutti, ho già depositato il brevetto, non fatevi
strane idee.
Il sentiero dopo qualche tornante esce dal bosco in fretta, ripasso
Stella e imbocchiamo il sentiero Tivan, una traccia di roccia che
corre ai piedi del Civetta sugli ultimi nevai di stagione, le chiedo
“How are you?” mi risponde “Fine Thanks and you?” gli rispondo
“I'm walking and sleeping at the same time” ma non è vero,
punto alla guerra psicologica.
Bellissimo il Tivan e a rendere ancora più
emozionante il viaggio ci pensano le luci degli altri atleti in gara davanti e
dietro di me che punteggiano tutta la base della parete, mentre il confine tra
terra e cielo dietro al monolitico Pelmo si incendia di un alba fantastica, pelle d’oca da
vendere!!!
Ammaliati da cotanta bellezza conquistiamo i 2380m di” Busa
del Zuiton” prima di scivolare veloci verso il caffè al tritolo del rifugio
Coldai… qua, niente brodo, voglio piangere, riparto subito verso i 1830m di
malga Pioda, li il brodo c’è, dopo qualche minuto arriva Stella, mi distrae e non ricordo nemmeno più il brodo.
Un toscano si allarga in apprezzamenti spinti, io rido guardando altrove tra
una maremma maiala e un'altra, l’olandese parte, ho una fame
abominevole che assaggerei anche la carta
che ricopre il tavolo.
Si riparte verso le
piste da sci di Col dei Baldi, 3 gobbette e altri 600d+ da lasciarci alle
spalle prima di planare a Passo Staulanza dove mentre sbevacchio il secondo
bicchiere di tè vengo sorpreso dallo spostamento d’aria col quale irrompono i primi 3 della gara
corta, all’interno del tendone del ristoro. AEREI.
Mi raggiunge Manel che prima va saggiamente a cambiarsi e
poi passa per il ristoro, io faccio il contrario e ci impiego il doppio,dovevo assaggiare
il brodo, buono, 7e 1/2.
Ci aspettano 10km tranquilli verso Zoppè di Cadore, con una salita morbida tra
il bosco fino ai 1900m di Col delle Crepe, prima di uscire tra gli alti mughi
ai piedi del Pelmo… fantastico, non mi accorgo di aver perso completamente la
cognizione del tempo, così, quando incontro Roby impegnato nella corta, rimango
stranito per trovarlo lì e gli faccio: “Roby ma a che ora siete partiti?” e lui
“alle 7:00” rimango interdetto, solo nella mia testa sono le 5 del pomeriggio, sto attraversando un
momento di “flow”eccezionale mi sento
bene, corro e sono felice ma penso: “cosa ci fa da 10 ore in giro per
farsi 23km”??? Così rallento e gli
chiedo: “No scusa Roby, ma che ore sono?” “le 9:30” deglutisco la lingua per lo
shock e avanzo.
Zoppè di Cadore, un
paio di km fa, una mandria di mucche miste a cavalli, su un verde prato si è
mangiata un centinaio di metri di balise, qualcuno sbaglia e prende il percorso
2016 verso Rifugio Venezia, sto per sbagliare anch’io ma in lontananza da tutt’altra
parte, vedo sventolare una balisa tra gli alberi.SALVO
Ristoro di Zoppè, mi offrono birra e prosecco ma rispondo
come alla cresima “RINUNCIO” non esiste, se mi ferma una pattuglia tra duecento
metri mi tolgono la patente gli rispondo.
Un ragazzo del ristoro ci incoraggia
e spara numeri incoraggianti, ci dice: “500m di salita, falsopiano di 4 km 500m di discesa e siete al Rif. Talamini”.
Faccio smettere tutti di bere e mangiare e dico ad alta voce, “AVETE SENTITO
TUTTI VERO?” gli dico “ragazzo, se quei 500m diventano 1000 e se quel
falsopiano risulta troppo falso, ti giuro che torno indietro e mi porti tu in
macchina al 70°Km del Rifugio Talamini… incredibile come possa diventare un
patito dei dettagli dopo 65 km di gara.
470m dal ristoro, la strada spiana, passa per un po’ di
asfalto e diventa una larga stradina sterrata in falsopiano di 4 serpeggianti
km, è una strada che ha varie ripercussioni a seconda dello stato psicofisico
degli atleti in gara, c’è chi è cotto e impreca sulla bruttezza e chi come me
se la corricchia spensierato fino al Talamini.
Brodo, quello di Zoppè era da 8 e ½ ,la perfezione, questo dei
Talamini, potrebbe fare un pò di più (temperatura a parte) un 6 gli va di
diritto per le due simpatiche volontarie che si offrono di nasconderci nel
bagagliaio e portarci fino a passo Cibiana in cambio di un servizio bar all
inclusive al bar del Passo… è gente di montagna e penso costi meno un pieno ad uno Yacht da 18m che
ubriacare queste… così ripartiamo rassegnati.
L’altimetria dice che ci aspettano 800d+ in 4 km ma per
fortuna il percorso è stato modificato e hanno tolto la salita e discesa dal
Col Alto, tuttavia, sorpasso gente davvero in bomba e vengo invece sorpassato
da gente che va ancora a bomba… ah la droga, io invece, visto che alla base
vita ho pensato bene di non cambiarmi i calzini e le scarpe, adesso mi ritrovo
coi piedi che propendono al marcio e sento pungere sulla pianta ad ogni passo…
fu così che tirai fuori tutta la mia saggezza, cercai un masso foderato di
morbido muschio, mi sedetti, mi tolsi scarpe, calzini e mi incerottai i piedi… incredibile
quanta gioia possa darti del muschio e 10 cm di cerotto telato.
Riparto coi piedi nuovi, c’è salita, ma almeno il ginocchio
se ne sta buono, ho un buon passo e a 200m dalla cima del Monte Ritte quasi
raggiungo Stella e gli altri miei ex compagni di avventura, in vetta del Ritte c’è il
“Messner Dolomites Museum”, realizzato dentro un ex forte della prima guerra
mondiale, ti fai un 360° dolomitico da paura e speri che Messner prima o poi
restauri anche il Forte di Monte Enna…
oramai immerso nel verde ma comodissimo alla pianura.
Ristoro, brodo, cocacola e banana, riparto grasso, fottuta
discesa che si potrebbe correre a bomba, potrebbe, perché il mio ginocchio
senza lamentarsi ha deciso che dopo 75km passati ad assecondarmi, adesso comanda
lui, punge ad ogni passo e son costretto a corricchiare, nulla di più.
Passo Cibiana, prendiamo il 534, e fatteli altri 400d+ dopo
questi 6000 passati, cazzo!!! Salita, allegria, almeno ho la stessa andatura
degli altri, sorpasso cadaveri e gente con voglia di vivere pari a zero, 1895m, salita OFF si scende, l'incorribilità è servita!!!
Cartelli ovunque con scritto "Warning", inizia “la Calada di
Bosconero” un agonia di 400d- compressi in un km… come dite? Si, si, esiste una
discesa così… sentiero zigzagante tra le rocce i mughi e piantine basse cespugliose che
ricoprono il già sottile sentiero, per il mio ginocchio è un incubo, mi
passano in tre, piango dentro, mi fermo a chiacchierare con uno dei tanti
volontari dislocati sul pazzo sentiero e gli dico: “Scoltame, ma dopo sta
discesa de merda, dove ndemo?” mi mostra una briciola in fondo alla valle, mi
dice “Passate a fianco di quella tenda” e poi, indicandomi una costruzione in
fronte a noi ma dall’altra parte della valle, “Salite al Rifugio Bosconero” tento
di scorgere un sentiero che sale al rifugio ma non si vede, sarà un fottuto
vertical tra le foglie e le radici in un faggeto, roba da ramponi in caso di
pioggia, non so perché, ma son felice di sta impennata, più sale e prima
arriviamo al rifugio… peccato che un minuto passi come 10 e 200m come un km.
Dio vuole che al 90esimo km ci appaia l’agognata costruzione, brodo e cucchiaiate di speck per dimenticare, ignaro del
kilometraggio per aver spento e riacceso lo Spartan un paio di volte, ho la
brillante idea di chiedere alla proprietaria del rifugio un “Signora, a quanto
siamo dalla fine?” mi aspetto un 6, massimo un 7, mi butta giù un 13 da sangue
dal naso, na badilata nel muso, un altro runner le chiede “Ma, signora, è
sicura?” Certo e parte con una chirurgica descrizione del percorso, 3 km in giù
non tanto brutti, 7-8km in falso piano e poi la salita finale… ho perso l’uso
della parola, punterò tutto su quei 7-8km, penso.
Riparto, par di scendere da Cima Marana per 3 km, poi, quasi
giù, o meglio, mi pareva di esser giù, inizia un odiosissimo tratto di
saliscendi con svolte verso l’alto impossibili, tutte tra il bosco, spero nel
profondo che la sciura si sia sbagliata e che da un momento all’altro
sbucheremo giù in paese, NO, arriviamo ad una Casera con un vecchio comodamente
disteso su di un fianco vicino ad una enorme vasca d’acqua gelida, gli
chiediamo, quanto ci vorrà da lì alla fine… ci risponde con un freddo 6, mi
tolgo frontino e occhiali e tento di annegarmi nella fontana, quando riemergo
odo solamente, 200m di salita, giù e ultimi 300m per arrivare in paese… non
indago ma in cuor mio spero che quei numeri fossero metri lineari e non D+.
Ripartiamo, il mio funerale è servito, ancora su e giù odiosi, basta vi prego
bastaaaaaa poi finalmente usciamo su dei ghiaioni alti sulla valle, in basso si
vede l’arrivo, siamo fottutamente lontani, ma almeno non siamo più in mezzo al
bosco e il panorama distrae quel minimo… la gioia per gli occhi dura poco, si
torna nel bosco, si torna a salire quando sul più bello che si stava scendendo e
via così a masticar parolacce e a giurare che “Vaffanculo, mai più il DXT lungo”
e poi la chicca: cerchi arancioni sugli alberi che vanno in giù e un bel nastro
che chiude il passaggio, è chiaramente il sentiero dello scorso anno, il nostro
invece, è tracciato ancora in su, ancora nel fottuto bosco, ancora 50 fottuti m
D+ fino a che al cartello 100km si scende davvero, bosco, strada in cemento e giù
in statale, cartello 1km all’arrivo, nel dubbio chiamo subito mia moglie, le
dico “A meno di un infarto, dovrei arrivare e anche se mi venisse adesso sti
850m li faccio anche a cuore spento e viso di cemento” corro perfino gli ultimi
200m in salita, 21ore e 56 minuti, 60esimo assoluto e il pettorale 70 da
regalare a papà che domani compie i suoi 70 anni. Gara tosta, tostissima questo DXT, dallo
Staulanza ti illude di imbuonirsi ma negli ultimi 20km ti bastona di incorribilità…
Giganti i primi che la chiudono in 14 ore, eroe l’ultimo che l’ha portata a
casa in 28 ore e 10, nel mezzo solo gente motivata, che con una montagna, un
paio di scarpe e qualcosa da mangiare dicono di soffrire ma godono come ricci
su e giù per le dolomiti. Prossima fermata TDH, poi se Dio vuole, si va a correre in Val d'Aosta.
3 commenti:
Racconto splendido, come sempre. Ma per la prima volta non mi viene voglia di farla. Sto guarendo :D
GAETANO BUSIARO
E' stata una lettura di un diario piacevolissimo, pieno di humor e poesia.
Le cime e i rifugi che hai fatto in 21 ore noi li abbiamo visitati in 12 anni di passeggiate nella bellissima Val di Zoldo.
Complimenti
Sandra e Leonardo
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