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mercoledì 14 giugno 2017

DOLOMITI EXTREME TRAIL 2017 il brodo arrogante, e il paesaggio dopante.



Spiegare il “Dolomiti Extreme Trail  103km e 7150d+”? Nulla di più semplice, la risposta è già tutta nella domanda.



Si corre tra le dolomiti della Val di Zoldo  l’ “Anello Zoldano” tocca il gruppo del Mezzodì, i roccioni del Moiazza, il Civetta, il Pelmo, per culminare sul Monte Rite, sede del “Messner Dolomites Museum”, prima di ritornare al punto di partenza saltellando nella simpatica  “Calada di Bosconero”,(400 d- in 1000m da fare senza ascensore e senza parapendio)  perdendosi poi tra i FALSOpiani sotto lo Spitz di San Piero, serpeggiando fra Casèra Fagarè e Pra de Val . Figata, dolomia pura, abitata da gente dal cuore immenso, sempre pronti a rifocillarti e a darti la carica ad ogni posto di controllo e ad ogni ristoro.

La poesia termina qui, rimane da spiegare quell’ Extreme del nome, che non è un aggettivo variopinto per dare quel tocco avventuroso alla corsa, proprio per nulla, perchè se adesso volete correrla, toglietevi dalla testa la prosa e le immagini di mucche al pascolo e farfalline svolazzanti tra i verdi pascoli dolomitici, allenatevi e cospargete di vasellina tutte le  parti corporee soggette a sfregamento in corsa, perché dopo 20 ore a sputar l’anima e a riempirvi gli occhi tra i monti, non sarà la poesia a salvarvi ma solo la vostra voglia di resistere un gradino oltre la vostra soglia massima di resilienza, l’OLTRANZA!!!

Con Alberto e Marcello

19:28
In startline siamo una torre di babele di runners da ogni parte d’Europa, c’è chi questa DXT non l’ha mai corsa e sembra quasi ignorare ciò che gli si prospettarà tra qualche ora, sorriso travolgente, spensieratezza e battutacce come alla gita di quinta superiore. C’è poi chi non l’ha mai corsa ma è chiaramente stato informato sul tracciato e che un minimo di preoccupazione gliela si legge negli occhi come Massimo e Marcello che nel mondo ultratrail  hanno esperienza da vendere e sanno che bisognerà sudarsela fino in fondo e poi ci sono quelli come me, Alberto, Ileana, Roberta e Matteo, che sono qui per rivincita, perché l’anno scorso, travolti dagli eventi gettarono quasi volentieri la spugna ma che dal giorno dopo non hanno fatto altro che pensare che: “No cazzo, le cose vanno portate a termine e vanno finite” ci riconosci facile perché sprizziamo energia ma abbiamo il tasto ECO già premuto fino in fondo.

      Con Miss PTL Roberta Peron

321 si va!
Dopo i primi 3 km di asfalto in discesa che servono a snellire il gruppo, si giunge ad un cartello che sarà il preambolo  di ciò che ci aspetterà  “INSOMNIA” ex discoteca oggi adibito a ristorante tipico… in discoteca stanotte non ci andremo, ma non dormiremo na cippa e balleremo ugualmente tantissimo.
La luce del sole al tramonto che scende alla nostra destra colora d’arancio la dolomia alla nostra sinistra, scarpiniamo in scioltezza  fino allo scollinamento dei 1950m di Forcella Piccola, il primo millino è alle spalle  non prima di ammirare una meravigliosa palla gialla salire dalla foschia in lontananza, la luna è quasi piena, la nostra pancia quasi vuota e corriamo verso l’affollatissimo Rifugio “Sommariva al Pramperer”.

 Due bei piatti di brodo con pastina che dovendolo Tripadvalorizzarlo come qualità, gli darei un 6 e mezzo… poco sale e poco prezzemolo, pastina cotta il giusto, temperatura  622°. E mentre sono li con la lingua ricoperta di amianto per non ustionarmi, entra lei, Stella, una vulcanica Olandese che volente o nolente mi terrà compagnia a brevi tratti fino al 75°km del monte Ritte, segni particolari: Mora, due gigantesche code di cavallo sopra le orecchie e un B Side che una ragazza di metà dei suoi anni, farebbe carte false per avere. Arrivano anche Manel e Alberto, l’olandese Wonderwoman parte, ha il tipico culo che potrebbe tenerti occupato per km i pensieri, l’ideale per queste gare di endurance, le do un minuto di vantaggio e parto.

Arriva la prima gradita sorpresa dell’edizione due, i 3 tratti attrezzati con corde in discesa, sono diventati 1 solo e una morbida stradina bianca è andata a sostituire un paio di schizzofrenici km tra il bosco dell’edizione 1, passo e ripasso Stella, oramai siamo in un gruppetto di 6 che senza volerlo si alterna a rotazione al comando, "via bene direbbe il Dem", a parte nel tratto attrezzato in discesa, dove salto la deviazione sulla sx e scendo culo a terra per il canalone per altri 100m, strano, ste rocce ad occhio sembrano un pò troppo lisce e strapiombanti anche per questo Dolomiti  Extreme. Mi fermo, guardo in su e mi accorgo che in altri due stanno seguendo la mia vena suicida fuori rotta, li avverto che abbiamo sbagliato, così torniamo in su e pregando qualche santo ci rimettiamo sulla giusta via che dopo  trenta km e 2500d+ ci porterà al Passo Duran.

 Lo scorso anno giunsi qui senza più voglia di correre. Altro ristoro, altro brodo,altra votazione: 7- salato quasi il giusto, pastina un po’ scotta, prezzemolo non pervenuto, temperatura: un più bevibile 93°.
Si riparte, 500d+ in 2 km per raggiungere il Bivacco Grisetti, risorpasso Stella, che oramai battezzandomi chiaramente per un maniaco, non appena gli arrivo dietro a 3 metri, si sposta e mi fa passare, scopro però che fa così con tutti i maschi… ce ne rammarichiamo, stiliamo al volo una classifica su chi è riuscito a stargli dietro di più senza doverla a malincuore sorpassare… 

 Incrocio gente seduta sui massi a fissare i neri profili delle cime all’orizzonte, “qualcuno è partito allegrotto penso io” mentre penso che è bello conoscere in anticipo le salite, è come quando si guarda per la 23esima volta il proprio film preferito e si conoscono a menadito tutte le battute, il Grisetti illuminato dalla fioca luce di una lanterna è immerso in un buio cosmico, la luna piena gioca a nascondino dietro la parete Nord dei 2850m  della Moiazza, bella discesa, a tratti tecnica, il collaterale del ginocchio  destro non apprezza per nulla, ma fotte sega è lontanissimo dalle orecchie e non voglio sentirlo.

Km36, ristoro di Malga Grava, anche qui, testo il brodo che manco
 Cracco a master chef potrebbe… “sale non pervenuto, 5+ di
 incoraggiamento  per la temperatura, 62° ,bevibile. 
 Riparto smanicato ma 200m dopo il ristoro una folata di aria gelida
 in discesa nella valle mi investe, da pirla ho lasciato i guanti in auto,
 così dopo aver infilato anche l’antivento a maniche lunghe, mi sfilo i
 manicotti dal braccio e li uso come proseguio delle maniche 
dell’antivento infilandoli fin sotto l’impugnatura dei bastoncini,
 fermi  tutti, fermi tutti, ho già depositato il  brevetto, non fatevi
 strane idee. 
Il sentiero dopo qualche tornante esce dal bosco in fretta, ripasso 
Stella e imbocchiamo il sentiero Tivan, una traccia di roccia che 
corre ai piedi del Civetta sugli ultimi nevai di stagione, le chiedo
 “How  are you?” mi risponde “Fine Thanks and you?” gli rispondo
 “I'm walking and sleeping at the same timema non è vero,
 punto alla guerra psicologica.

  Bellissimo il Tivan e a rendere ancora più emozionante il viaggio ci pensano le luci degli altri atleti in gara davanti e dietro di me che punteggiano tutta la base della parete, mentre il confine tra terra e cielo dietro al monolitico Pelmo si incendia  di un alba fantastica, pelle d’oca da vendere!!!


Ammaliati da cotanta bellezza conquistiamo i 2380m di” Busa del Zuiton” prima di scivolare veloci verso il caffè al tritolo del rifugio Coldai… qua, niente brodo, voglio piangere, riparto subito verso i 1830m di malga Pioda, li il brodo c’è, dopo qualche minuto arriva Stella,  mi distrae e non ricordo nemmeno più il brodo. Un toscano si allarga in apprezzamenti spinti, io rido guardando altrove tra una maremma maiala e un'altra, l’olandese parte, ho una fame abominevole che assaggerei  anche la carta che ricopre il tavolo.


Si riparte verso le piste da sci di Col dei Baldi, 3 gobbette e altri 600d+ da lasciarci alle spalle prima di planare a Passo Staulanza dove mentre sbevacchio il secondo bicchiere di tè vengo sorpreso dallo spostamento d’aria  col quale irrompono i primi 3 della gara corta, all’interno del tendone del ristoro. AEREI.

Mi raggiunge Manel che prima va saggiamente a cambiarsi e poi passa per il ristoro, io faccio il contrario e ci impiego il doppio,dovevo assaggiare il brodo, buono, 7e 1/2.

Ci aspettano 10km tranquilli verso  Zoppè di Cadore, con una salita morbida tra il bosco fino ai 1900m di Col delle Crepe, prima di uscire tra gli alti mughi ai piedi del Pelmo… fantastico, non mi accorgo di aver perso completamente la cognizione del tempo, così, quando incontro Roby impegnato nella corta, rimango stranito per trovarlo lì e gli faccio: “Roby ma a che ora siete partiti?” e lui “alle 7:00” rimango interdetto, solo nella mia testa sono  le 5 del pomeriggio, sto attraversando un momento di “flow”eccezionale  mi sento bene, corro e sono felice ma penso: “cosa ci fa da 10 ore in giro per farsi  23km”??? Così rallento e gli chiedo: “No scusa Roby, ma che ore sono?” “le 9:30” deglutisco la lingua per lo shock e avanzo.

 Zoppè di Cadore, un paio di km fa, una mandria di mucche miste a cavalli, su un verde prato si è mangiata un centinaio di metri di balise, qualcuno sbaglia e prende il percorso 2016 verso Rifugio Venezia, sto per sbagliare anch’io ma in lontananza da tutt’altra parte, vedo sventolare una balisa tra gli alberi.SALVO

Ristoro di Zoppè, mi offrono birra e prosecco ma rispondo come alla cresima “RINUNCIO” non esiste, se mi ferma una pattuglia tra duecento metri mi tolgono la patente gli rispondo.
 Un ragazzo del ristoro ci incoraggia e spara numeri incoraggianti, ci dice: “500m di salita, falsopiano di 4 km  500m di discesa e siete al Rif. Talamini”. Faccio smettere tutti di bere e mangiare e dico ad alta voce, “AVETE SENTITO TUTTI VERO?” gli dico “ragazzo, se quei 500m diventano 1000 e se quel falsopiano risulta troppo falso, ti giuro che torno indietro e mi porti tu in macchina al 70°Km del Rifugio Talamini… incredibile come possa diventare un patito dei dettagli dopo 65 km di gara.

470m dal ristoro, la strada spiana, passa per un po’ di asfalto e diventa una larga stradina sterrata in falsopiano di 4 serpeggianti km, è una strada che ha varie ripercussioni a seconda dello stato psicofisico degli atleti in gara, c’è chi è cotto e impreca sulla bruttezza e chi come me se la corricchia spensierato fino al Talamini.

Brodo, quello di Zoppè era da 8 e ½ ,la perfezione, questo dei Talamini, potrebbe fare un pò di più (temperatura a parte) un 6 gli va di diritto per le due simpatiche volontarie che si offrono di nasconderci nel bagagliaio e portarci fino a passo Cibiana in cambio di un servizio bar all inclusive al bar del Passo… è gente di montagna e penso costi  meno un pieno ad uno Yacht da 18m che ubriacare queste… così ripartiamo rassegnati.

L’altimetria dice che ci aspettano 800d+ in 4 km ma per fortuna il percorso è stato modificato e hanno tolto la salita e discesa dal Col Alto, tuttavia, sorpasso gente davvero in bomba e vengo invece sorpassato da gente che va ancora a bomba… ah la droga, io invece, visto che alla base vita ho pensato bene di non cambiarmi i calzini e le scarpe, adesso mi ritrovo coi piedi che propendono al marcio e sento pungere sulla pianta ad ogni passo… fu così che tirai fuori tutta la mia saggezza, cercai un masso foderato di morbido muschio, mi sedetti, mi tolsi scarpe, calzini e mi incerottai i piedi… incredibile quanta gioia possa darti del muschio e 10 cm di cerotto telato.
Riparto coi piedi nuovi, c’è salita, ma almeno il ginocchio se ne sta buono, ho un buon passo e a 200m dalla cima del Monte Ritte quasi raggiungo Stella e gli altri miei ex compagni di avventura, in vetta del Ritte c’è il “Messner Dolomites Museum”, realizzato dentro un ex forte della prima guerra mondiale, ti fai un 360° dolomitico da paura e speri che Messner prima o poi restauri anche  il Forte di Monte Enna… oramai immerso nel verde ma comodissimo alla pianura.

Ristoro, brodo, cocacola e banana, riparto grasso, fottuta discesa che si potrebbe correre a bomba, potrebbe, perché il mio ginocchio senza lamentarsi ha deciso che dopo 75km passati ad assecondarmi, adesso comanda lui, punge ad ogni passo e son costretto a corricchiare, nulla di più.

Passo Cibiana, prendiamo il 534, e fatteli altri 400d+ dopo questi 6000 passati, cazzo!!! Salita, allegria, almeno ho la stessa andatura degli altri, sorpasso cadaveri e gente con voglia di vivere pari a zero, 1895m, salita OFF si scende, l'incorribilità è servita!!!

Cartelli ovunque con scritto "Warning", inizia “la Calada di Bosconero” un agonia di 400d- compressi in un km… come dite? Si, si, esiste una discesa così… sentiero zigzagante tra le rocce  i mughi e piantine basse cespugliose che ricoprono il già sottile sentiero, per il mio ginocchio è un incubo, mi passano in tre, piango dentro, mi fermo a chiacchierare con uno dei tanti volontari dislocati sul pazzo sentiero e gli dico: “Scoltame, ma dopo sta discesa de merda, dove ndemo?” mi mostra una briciola in fondo alla valle, mi dice “Passate a fianco di quella tenda” e poi, indicandomi una costruzione in fronte a noi ma dall’altra parte della valle, “Salite al Rifugio Bosconero” tento di scorgere un sentiero che sale al rifugio ma non si vede, sarà un fottuto vertical tra le foglie e le radici in un faggeto, roba da ramponi in caso di pioggia, non so perché, ma son felice di sta impennata, più sale e prima arriviamo al rifugio… peccato che un minuto passi come 10 e 200m come un km.

Dio vuole che al 90esimo km ci appaia l’agognata costruzione, brodo e cucchiaiate di speck per dimenticare,  ignaro del kilometraggio per aver spento e riacceso lo Spartan un paio di volte, ho la brillante idea di chiedere alla proprietaria del rifugio un “Signora, a quanto siamo dalla fine?” mi aspetto un 6, massimo un 7, mi butta giù un 13 da sangue dal naso, na badilata nel muso, un altro runner le chiede “Ma, signora, è sicura?” Certo e parte con una chirurgica descrizione del percorso, 3 km in giù non tanto brutti, 7-8km in falso piano e poi la salita finale… ho perso l’uso della parola, punterò tutto su quei 7-8km, penso.

Riparto, par di scendere da Cima Marana per 3 km, poi, quasi giù, o meglio, mi pareva di esser giù, inizia un odiosissimo tratto di saliscendi con svolte verso l’alto impossibili, tutte tra il bosco, spero nel profondo che la sciura si sia sbagliata e che da un momento all’altro sbucheremo giù in paese, NO, arriviamo ad una Casera con un vecchio comodamente disteso su di un fianco vicino ad una enorme vasca d’acqua gelida, gli chiediamo, quanto ci vorrà da lì alla fine… ci risponde con un freddo 6, mi tolgo frontino e occhiali e tento di annegarmi nella fontana, quando riemergo odo solamente, 200m di salita, giù e ultimi 300m per arrivare in paese… non indago ma in cuor mio spero che quei numeri fossero metri lineari e non D+. Ripartiamo, il mio funerale è servito, ancora su e giù odiosi, basta vi prego bastaaaaaa poi finalmente usciamo su dei ghiaioni alti sulla valle, in basso si vede l’arrivo, siamo fottutamente lontani, ma almeno non siamo più in mezzo al bosco e il panorama distrae quel minimo… la gioia per gli occhi dura poco, si torna nel bosco, si torna a salire quando sul più bello che si stava scendendo e via così a masticar parolacce e a giurare che “Vaffanculo, mai più il DXT lungo” e poi la chicca: cerchi arancioni sugli alberi che vanno in giù e un bel nastro che chiude il passaggio, è chiaramente il sentiero dello scorso anno, il nostro invece, è tracciato ancora in su, ancora nel fottuto bosco, ancora 50 fottuti m D+ fino a che al cartello 100km si scende davvero, bosco, strada in cemento e giù in statale, cartello 1km all’arrivo, nel dubbio chiamo subito mia moglie, le dico “A meno di un infarto, dovrei arrivare e anche se mi venisse adesso sti 850m li faccio anche a cuore spento e viso di cemento” corro perfino gli ultimi 200m in salita, 21ore e 56 minuti, 60esimo assoluto e il pettorale 70 da regalare a papà che domani compie i suoi 70 anni. Gara tosta, tostissima questo DXT, dallo Staulanza ti illude di imbuonirsi ma negli ultimi 20km ti bastona di incorribilità… Giganti i primi che la chiudono in 14 ore, eroe l’ultimo che l’ha portata a casa in 28 ore e 10, nel mezzo solo gente motivata, che con una montagna, un paio di scarpe e qualcosa da mangiare dicono di soffrire ma godono come ricci su e giù per le dolomiti. Prossima fermata TDH, poi se Dio vuole, si va a correre in Val d'Aosta.


3 commenti:

El_Gae ha detto...

Racconto splendido, come sempre. Ma per la prima volta non mi viene voglia di farla. Sto guarendo :D

mastershaper ha detto...

GAETANO BUSIARO

Anonimo ha detto...

E' stata una lettura di un diario piacevolissimo, pieno di humor e poesia.
Le cime e i rifugi che hai fatto in 21 ore noi li abbiamo visitati in 12 anni di passeggiate nella bellissima Val di Zoldo.
Complimenti
Sandra e Leonardo


MEMENTO AUDERE SEMPER... RICORDA DI OSARE SEMPRE

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