Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.(CIT) Eleanoor Roosvelt...

...E i miei sono fottutamente belli (CIT) Paolo Scotti

domenica 13 settembre 2015

STRAFEXPEDITION 2015 Mega giornata sui sentieri della grande guerra



  Asiago Ore 5:47

A 13 minuti dal via mi ejetto fuori dalla macchina, ci sono 5° e provo a stare al caldo il più possibile, in start line faccio appena in tempo a salutare Monica, Achille (4° nella Marathon) e Lek (6° nella lunga) pochi minuti al via e come nella scorsa edizione viene suonato “il silenzio”, il luogo e la Storia lo richiedono, ultime note, lungo applauso, musica che parte a cannone, conto alla rovescia e si parte, sotto un cielo impallinato di mirtilli bianchi (le stelle) cannoneggiato per l’occasione da una pirotecnica manciata di fuochi d’artificio, si parte!

Viste le previsioni meteo e il mio scialbo allenamento post Trans d’Havet, propendo per una saggia andatura “Take it easy” “Alto Godimento” “Cazzo mannaggia” quindi, GoPro in pugno e via, un km e si lascia l’asfalto, il cielo rischiara da Est, il nero e gli sfavillanti mirtilli hanno i minuti contati, cielo terso, aria frizzante, visibilità pressoché infinita, sta per accendersi uno di quei giorni in cui capisci che lasciare l’asfalto per i panorami che ti riempiranno gli occhi tra qualche km è stata una delle scelte più sagge della tua vita.



4km e in compagnia di Andrea C. (col quale condivisi gli ultimi km della LUT) arriviamo a Forte Interrotto, i primi 400d+ sono messi in granaio, luce da cinema e le brulicanti luci di Asiago ai nostri piedi, bellissimo, ci rituffiamo tra i boschi dove in discesa raggiungiamo a fondovalle il ristoro di “Basa Senocio” 10°km, Irene (prima nella Marathon) che avevo baldanzosamente sorpassato nella discesa nel bosco, riparte subito pimpante nella strada bianca che ci conduce al sentiero che in breve ci porterà in alto dove i pini lasciano il posto ai mughi e ai lunghi panorami di oggi, da Monte Meatta il sentiero pressoché rettilineo sovrasta la verdissima Val di Portule, perdo il contatto visivo con Irene che pesta decisa, qualche km e siamo al secondo ristoro di Bocchetta Portule, 1700D+ e 20km andati, mangio, bevo, riempio le borracce e parto filmando qua e là… vi risparmio il video in cui nel bel mezzo di una panoramica esclamo “Porca troia ho lasciato i bastoncini al ristoro” anzi no, eccolo qua:




 500m in discesa e li recupero, da qui in avanti è goduria per gli occhi, si percorrono 3 km in cresta tra i rimasugli della prima neve di stagione caduta nella notte da una parte e il vertiginoso versante Ovest della dorsale del Portule dall’altra. In breve siamo ai 2307m della Cima, panorama fenomenale, questo:



 guardando ad ovest si riconoscono “Lo Spitz di Vezzena” “ Cima Mandriolo” e “Cima Larici” più in basso  i laghi di Levico e Caldonazzo a una quindicina di km , accendo “Peak Scanner” sullo smartphone et voilà: mi evidenzia  il gruppo dell’Adamello (a 70km in linea d’aria) , il gruppo del Brenta (più vicino) le Cime della Val Senales (a 90km), mentre subito a Nord a 23km di distanza par quasi di poter metterci una mano sopra ai 2847m di Cima D’Asta, quindi, la Marmolada a 60km,  le Pale di San Martino a 45km, e via verso Est verso il sole, guardo in giù e con un occhiata par di abbracciare tutta la Valsugana, discesa, faccio un volo carpiato raccolto in avvitamento oblungo laterale, il tipo dietro di me preoccupatissimo si ferma in mio soccorso, gli dico “tranquillo, lo faccio sempre, l’ho fatto per testare il tuo senso civico\spirito trail…. ero prontissimo a chiedere la tua squalifica in caso fossi passato disinteressato senza soccorrermi…”  bocchetta  Kempel, lungo traverso corribile alle pendici di Monte Trentin e inizia la salita verticale di Cima XII, la cima più alta di tutta la Provincia Vicentina, da lassù il panorama a 360° è da pelle d’oca, oltre le montagne, e la pianura, un riflesso aranciato coglie l’attenzione di tutti, è il sole che si specchia sulla laguna Veneziana con le sue isole, et voilà:




Ancora più in là, le coste dell’Istria sono una spennellata offuscata sopra la linea dell’orizzonte …. Cazzo, se la terra non fosse tonda, un altro po’ e potrei vedermi dietro alle orecchie!!!
Cima XII and now, discesa wild, si, perchè se uno affronta Cima twelve preoccupato per la salita, quando vede la sua discesa firma il nulla osta per la donazione degli organi, mughi, rocce, buchi, bisogna avere mille occhi, oggi, figuriamoci 100 anni fa con chi ti mitragliava dall’altra parte della valle… arriviamo al ristoro (30°km) al quale l’anno scorso arrivai con due tronchi al posto delle gambe,  sto molto bene, non sono nemmeno stanco, mi rifocillo per bene per intraprendere la parte del percorso che fu teatro delle peggiori battaglie dell’altopiano, la zona compresa tra Monte Campigoletti, il Vallone dell’ Agnela e lo stesso Monte Ortigara… 2105m oggi 2113 m nel 1914, prima della guerra dice Wikipedia, demolito da tonnellate di bombe e altare sacrificale di migliaia di vite umane italiane e austroungariche.




Da lì, ammaliato dal contesto, dopo aver suonato la campanella e aver raggiunto la colonna mozza, mi lancio in discesa sul percorso dello scorso anno, straconvinto di vedere uno che corre tra i molti escursionisti che risalgono l’erta in senso contrario… solo 500m e 100m D- dopo, mi accorgerò di aver sbagliato strada…. provo un traverso per capire dove in realtà scendesse il sentiero ma non scorgo nessuno, così ritorno in su, di nuovo alla campanella, seguo le balise fino al monumento austroungarico e giù per la ferrata e le trincee che ridiscendono verso il vallone dell’Agnellizza ai piedi del Monte Campanaro… poco più in la ci aspetta la salita a Cima Caldiera, luogo di ammassamento delle truppe prima dell’assalto all’Ortigara… l’ultimo riparo prima dell’inferno.



38°km, al ristoro di Piazzale Lozze, chiedo una birra, nada,mangio, bevo e faccio il pieno, si scende tra i boschi in rapidi su e giù in cui “ad averne” si potrebbe davvero guadagnare minuti, ma non è giornata per correre impegnati, corricchio e me la prendo comoda, tentando un colloquio a distanza a base di belati con un gregge di pecore, la strada per l’ultimo ristoro pare infinita, mi sparo gli ultimi buonissimi “shottini” powerbar alla cola, 51°km, finalmente il ristoro, da circa 20km praticamente corro da solo, nessuno mi ha più sorpassato, pace assoluta, 10 km alla fine,canno per l’ennesima volta un bivio mentre la quinta donna che mi segue mi grida un “No, fermo è di quaaaaaa” “Grazie cara”, museo all’aperto di Monte Zebio, si corre dentro alle trincee dalle quali mi affaccio per ammirare gli ultimi sprazzi di panorama prima di immergerci definitivamente nel bosco che ci accompagnerà fino ai pascoli a 3 km da Asiago.



Discesa fino al bitume, ultimo km, si ripercorre a ritroso il primo km del mattino, si arriva in centro, famiglie e fighetti a passeggio ovunque,curva a destra, sinistra, ancora a destra, striscioni powerbar e sono all’arrivo, 61km, 3000D+ 9 ore e 50 minuti dopo la partenza, oggi volevo godermela, missione compiuta, calcolo di aver perso più di mezzora tra errori di percorso (miei) dimenticanze di bastoncini, e ammirazione del paesaggio, non cambierei nulla, mi complimento con Achille e Lek per i loro temponi, grande giornata, spettacolo puro.


Complimenti all’organizzazione, balisaggio impeccabile a parte i sabotaggi sugli ultimi 5km della corta, ristori ben forniti (birra a parte)e percorso fantastico, sono luoghi in cui bisognerebbe accompagnare i nostri figli e i nostri politici, per fargli capire il significato della parola sacrificio… “Per Non Dimenticare” sta scritto sulla colonna mozza dell’Ortigara, dopo aver visitato questi luoghi, NON DIMENTICARE è il minimo che si possa fare.



MEMENTO AUDERE SEMPER... RICORDA DI OSARE SEMPRE

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