... fino al decessus...
Tre mesi per imparare a scrivere un titolo in latino e per metabolizzare un ritiro possono bastare? Io
dico di si.
Dolomiti Extreme Trail 2016, 103 km (che poi erano 107) con 7150D+.
Una scampagnata.
La immaginavo dura ma non più dura della mia testa e della
voglia di terminarla, almeno, fino alla vigilia.
Questo racconto è tutta colpa di Ileana, oramai il DXT 2016
era quasi digerito del tutto, ma venne il Dolomiti di Brenta Trail e…
25 esimo km, accendo la Gopro, ipnotizzato da oltre un km
dal logo (o il culo?) della ragazza che zampetta dinnanzi a me, perché
diciamocelo, voi correte davvero le ultratrail per guardare le montagne? Ma
per favore!!! Mi accorgo che ha un bellissimo paio di pantaloncini kalenji, (allora
vedete che guardavo il logo?) “Tommy, ti
procuro io una gigantografia da appendere in negozio” sussurro al mio compagno
di avventura, fu così, che tra le varie foto venute male, ne feci una quasi
meritevole e poi vabbè… associ il pettorale ad un nome, la cerchi sui social (si,
confesso è roba da maniaci), gliela invii, vede che hai un blog in cui scrivi
cazzate, ti ringrazia e ti messaggia la fatidica domanda: “Ma eri al Dxt anche
tu quest’anno?” Risposta mia: “Si cazzo, primo ritiro della storia” E mi parte
l’embolo.
Zoldo, Venerdì 10 Agosto 2016.
Lavoro fino alle 13, vado a casa, mangio, parto,e in due ore
e 15 sono a Zoldo, ritiro il pettorale, preparo lo zaino, foto con uno dei TANTISSIMI fan scarsi di passaggio:
SCUSA MARCO OLMO, STAVO SCHERZANDO
Non riesco a dormire, vado a cena con Adriano ed Enrico.
Provo a distendermi 20 minuti in macchina ma nulla, #AGITESCION.
Abbraccio
Larry in Start line e conosco Michele, 330 frontali si accendono, 3-2-1, si va.
La partenza è di quelle che adoro, 2 km e mezzo di discesa su
asfalto, l’ideale per andare in temperatura con zero impegno fisico, galleria,
svolta a destra, ponte, single track, salita fotonica, bosco, radici, sassi
come saponette, umidità tropicale. Benvenuti al Dolomiti Extreme Trail.
Si sale facendo una mezzaluna attorno ad un monte
invisibile, fluttuo in un nero interrotto solo dai fasci luminosi delle
frontali bianche e dagli illuminatori
rossi che ciondolano dagli zaini, le nubi si addormentano poggiate sulle cime,
ovattando tutto ciò che supera quota 1900m,
non c’è luna, non ci sono stelle, il buio più buio che c’è, silenzio, rumore di
passi, fiatone e salita vera, “Antò fa
caldo” diceva una pubblicità anni fa, passo un AlbertoZan che par dis-orientato ma in realtà
è dis-idratato. Arriviamo fino ai 1940m di forcella piccola, ah che fresco, finalmente, scendiamo veloci
fino al Rifugio Sommariva al Pramper,(15°km) super,
mega, iper tavolata con qualsiasi cosa sopra… mi fiondo ignorante sul pane e
nutella… una fetta, due fette, tre fette, quattro fette, cinque fette… non
mangerò più nulla da qui allo Staulanza.
Riparto, l’altimetria del percorso dice che tra 500m sarà
discesa, lo sarà, ma sarà discesa cattiva, 30 minuti per fare 4km con 300m d-
in un sottobosco di radici coperto di foglie (bagnate), io, usando la tattica
Lut 2015 ho fottutamente sbagliato scarpe, una mina, due mine tre mine, sta
roba è incorribile e mi fa uscire di testa, inizio a pensare di aver problemi
di labirintite, non sto in piedi, poi, dalle parti di Malga Pramper, 4km su
di una stradina sterrata mi illudono di riprendermi un po’, ma po’, molto
po-co.
Ricadiamo nel bosco afoso e inizia un lungo tratto molto
caratteristico, si, caratteristico, perché se si chiama Dolomiti Extreme, lo
capisci proprio adesso, salite e discese brevissime con dei corti tratti
attrezzati, destra su, sinistra giù, corda qua, cordino di là, è davvero un
peccato che sia buio pesto ma forse per chi soffre di vertigini è pure meglio
così…
Mi viene spesso da ridere ascoltando i porcazzi che scaglia
al cielo il toscano che mi precede, deve avere un Dio Egiziano da come li
nomina…
E’ la peggior notte podistica della mia vita, o almeno me lo
auguro, gli ultimi 10km li ho corsi in due ore e passa, il cielo è nuvoloso e pare
non albeggiare mai, Passo Duran devono averlo spostato nella valle al di là,
per Dio, non arriva più, è al 30°km a 6 ore e 16 minuti dalla mia partenza ,
robe da matti, non sono stanco, ma sudo pessimismo, poi, finalmente, il cielo rischiara
e ho l’illuminazione: “mi ritiro al Duran…”
Al ristoro, siamo in pochi, zero
appetito, brutto, bruttissimo segno, guardo una navetta terribilmente vuota, non
c’ho fame, bevo e basta, penso di essere ancora sazio dal pane e nutella di 3
ore prima, mi dicono che siamo passati solo in 80 con il cancello che chiude
tra 2 ore… ma dov’è finita la gente? MISTERI, roba da Vojager. No scherzavo, non mi ritiro.
Al 32esimo km inizia la salita al Bivacco Grisetti, salita,
non è l’aggettivo esatto, è un vertical di 1700m e 450d+ tra i mughi e le
nuvole basse, vado talmente piano che mi si chiuduno gli occhi, vorrei salire a
gatto miao ma potrei addormentarmi in quella posizione, sonno, tanto sonno,
arrivo al Bivacco con qualche nube che pare dissolversi, per la prima volta lo
sguardo può spaziare un po’, un po’ è cmq esagerato, le nuvole coprono il cielo
“Sono tra le dolomiti e non si vede quasi un cacchio” #tristevolezza, se ci
aggiungiamo stanchezza e sonno, si capisce perché, con sguardo disperso, chiesi
ai due volontari del bivacco “Eilah, si può fare una dormitina in Bivacco?” si
guardano e mi guardano, uno mi fa “ma son le 7:30, vuoi dormire adesso?”
“Giuro, so drio rabaltarme dal sonno” gli rispondo…. Clappete clappete,
clappete clappete, da dietro arriva un runner, (mai visto prima) i
volontari si guardano, mi guardano, il
runner guarda tutti, i volontari mi dicono “certo, vai pure”, mezzo cervello cade tra le braccia di Morfeo all’istante,
come una trota che dorme in corrente in un torrente, ma arriva il runner che
come un bimbo minkia, vede la trota, prende il sasso più grosso che c’è e lo
lancia in acqua. Il suo sasso è un “Noooo” che mi coglie alle spalle, “Non puoi fermarti a dormire, vieni via con
me, dai, è discesa e ci divertiremo un sacco, vedrai che ti passa il sonno”
sono sul rincoglionito andante, annuisco, sono caratterialmente MOLLO, alla
mercè degli eventi.
Partiamo, ci raccontiamo della notte passata, mi dice che si
è divertito un sacco, mi sento incompreso, taccio, mi limito a seguirlo, forse
si droga.
6e40, la sveglia sul
cellulare del bimbo minkia inizia a suonare, ha la stessa suoneria della mia
radiosveglia, armeggia per spegnerla…
suona talmente tanto che ad un certo punto mi sto quasi per auto
convincere di essere davvero nel mio letto, potrei aprire gli occhi, alzarmi ed
andare a lavorare… e invece no, più li apro e più vedo foschia, discesa
maledetta e radici bastarde che zigzagano sotto i miei piedi, ah, come cambiano
le cose a seconda delle situazioni. 400 d- in 1500m con questo fondo, sono
davvero un brutto sogno.
36 esimo km, arriviamo a Malga Grava, nel frattempo, dopo
l’ennesimo scivolone mi passano in 3 oltre il bimbo minkia, incedo ad
intermittenza, 2km di voglia e 4 di agonia, non penso a quanti km mancano,
provo a mangiare un paio di fette biscottate con la marmellata ma niente, non
vanno giù, bevo the e riparto con Enrico, l’amico di Adriano, vecchia
conoscenza del Summano Gimmy Five, lui sta da Dio, infilo “2km di voglia” e gli
sto dietro ma rimango fedele all’interval trail di prima e così, nei successivi
4km che ci devieranno dal “Sentiero Tivan” fino allo scollinamento ai piedi del
Civetta, lo perderò di vista, per sempre.
Si scende, ultimo tratto sulla pista da sci fino all’abitato
di Pecol, 42 esimo km, ai tempi d’oro sul piano impiegavo massimo 3 ore e 3
minuti per correrli… da ieri sera ne son passate 8e40, (#Maccheccazzomivieneinmenteincertimomenti?)
Sono sfattissimo, a parte i tre volontari, non c’è un cane, mi distendo sulla panca del ristoro, provo a
mangiucchiare qualcosa ma non va giù niente, guardo il ragazzino 18enne che mi
guarda come dire “Poveretto non stai troppo bene, ma chi te lo fa fare?” e gli
dico… e ieri sera? discoteca? Annuisce, gli dico ridendo “ha ha ha, averlo
saputo,ci venivo anch’io” la gentilissima sciura addetta al ristoro mi sorride,
gli dico, basta, allo Staulanza “e gli
faccio il gesto dello sgozzato” si fa seria e mi dice, dallo Staulanza si fa
più buona, guardo l’altimetria “Oh Jesus” e mi vien da vomitare.
Da lontano scorgo Larry, lo saluto, “ci vediamo in salita”
gli grido, si sale, tengo un andatura nemmeno malvagia, a metà dell’erta mi
passa (a velocità doppia) risaltiamo sulla pista da sci sotto “Pian dei Sec” mi
passa il primo della 53km… pare avanzare sullo skate di ritorno al futuro, io
penso solo allo “Staulanza”, sarà il mio arrivo e nulla potrà farmi avanzare
oltre lo “Staulanza” , così è deciso, l’udienza è tolta.
La modifica al percorso per evitare il Tivan innevato mi ha probabilmente salvato la
vita ma ha incasinato i km, siamo sbagliati di 2, così quando dopo 47 km
scollino ai 1900m di Col dei Baldi scopro di avere anche problemi di
matematica, 47 + 2 fa 49, ma se era al
52esimo lo staulanza ne mancan 3 ma laggiù non c’è! È troppo un casino, il sole
fa capolino dalle nubi, a tratti è un afa opprimente, lungo il percorso, coppie
di anziani a passeggio probabilmente paracadutati dall’organizzazione applaudono
il nostro passaggio, l’elicottero del DXT sorvola a bassa quota il tracciato,
tutto si fa corribile ah… la meteopatia, caspita ma sai che quasi quasi, non mi
fermo allo Staulanza???
Scendiamo e risaliamo, scendiamo e risaliamo, mi passano il
secondo e il terzo della 53, il primo ha un vantaggio incredibile, 52esimo km,
siamo accanto all’anticima sud del Monte Crot, laggiù in fondo c’è davvero Passo
Staulanza, guardo bene l’altimetria, e il profilo della salita del 70esimo pone
fine ai miei sogni di avanzata, parte la discesa, la corro tutta, sorpasso un
bel po’ di gente, i turisti a passeggio ti incitano e ti danno una carica
incredibile, facendomi appannare gli occhi dall’emozione, sapendo che oggi,
questa, sarà la mia ultima discesa…
1780m, finisce la discesa e finisco io, tendone, speaker, ristoro,
11 ore e 50 minuti, 2 ore e 10 sulla chiusura del cancello, ci sarebbe tutto il
tempo di provare a ragionare e pensare a cosa fare, mi siedo con Larry, 6
piatti di minestra scendono come l’acqua, non mangiavo seriamente dal 14°km, Larry
è fresco che pare appena partito, gli dico che abbandono, che non è stata
nottata e che non sarà giornata, voglio riconsegnare subito il chip ma
gentilmente i volontari mi dicono “no dai aspetta, magari ti torna la voglia”,
vado a cambiarmi, rimango li a bighellonare tra la consegna sacche e il
ristoro, poi decido, ciao DXT.
Ad un’ora dalla chiusura sono passati 95 concorrenti… mi
chiedo se i cancelli li abbiano calcolati sul passo di chi?lian, Jornet Burgada
o di chi… com’è possibile che a metà gara, la metà dei concorrenti rimanga fuori tempo
massimo al cancello?
Bah, salgo sul pulmino con altri 4, un km e dormiamo tutti,
sfiniti, come i bambini dopo una giornata sul bob in montagna.
Allungheranno il cancello di un’ora, passeranno in 140 e
finiranno solamente in 129. EROI…
Il DXT non è uno scherzo, i primi 40km sono di una durezza e
crudezza incredibile, 56km e 4200 D+ con discese a tratti davvero incorribili,
corde, tratti attrezzati,radici e foglie sono state davvero una mazzata…
correre sempre contratto in discesa per paura di scivolare per aver sbagliato
scarpe poi è stata la cosa peggiore.
A 4 ore dal ritiro con AlbertoZan al pasta party però,
abbiamo già deciso, nel 2017 si torna e si fa giustizia, non esiste lasciare le
cose metà, il DXT lungo è roba che se lo
finisci lo puoi raccontare orgoglione agli amici ed ogni volta che lo racconti,
ci puoi aggiunger dislivello, km e tratti attrezzati… tanto, in pochi sapranno
mai di cosa stai parlando.
Pensieri in libertà:
Il primo ritiro non si scorda mai… che novità no?
La gara è figlia dell’allenamento… ah però… continua
continua…
L’alimentazione in gara è importantissima…. Ma dai?
Non uscite nelle ore più calde… (ok questa non è mia ma di
Studio Aperto)
Di notte è anche bello dormire... ma anche al Grisetti, avrebbe avuto il suo perchè.
Le gare definite Extreme… a volte lo sono davvero.
Nulla è più forte di una persona motivita ed io allo
Staulanza, non lo ero affatto.
Ed infine, grazie ad Ileana che mi ha ridato il là per
mettere agli atti e sistemare i pensieri rimasti di questa ennesima avventura
che rischiava di perdersi ingiustamente nel tempo… e poi si sa, dagli errori,
si impara molto di più che dai successi.
#DXT2017
#OBIETTIVOFINISHER
#NONSIMOLLAUNCAZZO
5 commenti:
Bravo BROMBE. Ghe voe anca la faccia tosta de dire basta ogni tanto.
Bravo Alvin,ascolta sempre il tuo corpo . È andata così, pazienza..l'anno prossimo avrai l'esperienza dalla tua..mai mollare e in bocca al lupo.
ciao! torno al blog e ti trovo ultratrailer... grande!
E comunque te si partio massa forte!😂
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